Recensione a “Sento i tuoi passi” romanzo di Maria Teresa Steri

“SENTO I TUOI PASSI” romanzo di Maria Teresa Steri

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Roma, 27 giugno. Lunedì. Fa caldo, e continuerà a far caldo, quello afoso, torrido, appiccicoso, presso il condominio “Tre Ginestre”, nonostante sia dotato di piscina e parco giochi.

La prima impressione è quella che conta, si dice. Nel caso di Greta, intuii a pelle che non mi sarebbe piaciuta e che l’antipatia sarebbe stata reciproca. Fu una sensazione viscerale che trovò presto conferma. Tuttavia, nessuna intuizione o presentimento avrebbe potuto prepararmi a quanto sarebbe accaduto in seguito.

Quando l’incipit dice, ma non abbastanza; mette la pulce nell’orecchio, ecco.

A proposito, Greta: segnatevi questo nome. Greta Molinari per l’esattezza, o forse no.

E le parole di cui sopra sono di tale Amanda, Amanda Olivieri in Ferrante. Segnatevi anche questo nome.

Anche perché, se Greta, e ciò che la riguarda, è descritta tradizionalmente al passato in terza persona singolare, Amanda parla al presente in prima persona singolare. E i capitoli (107, per un totale di 541 pagine “nette”) si alternano presentando al lettore ora il punto di vista di Greta, ora quello di Amanda…

Per quello strano fenomeno chiamato associazione di idee Sento i tuoi passi mi ha richiamato alla memoria un vecchio film: I segreti di Filadelfia [titolo originale: The Young Philadelphians], interpretato, come sempre magistralmente, da Paul Newman.

Ma torniamo a noi.

Sapete nuotare?

Immaginatevi al mare, magari lungo la Riviera Romagnola: entrate in acqua e camminate, camminate senza che succeda nulla. Siamo nelle prime 150 pagine: lei mi sta antipatica, lei pure, ma come è simpatica Rosi (altro nome da segnare), ah Gianfranco (marito di Amanda; ma sì, segniamoci anche questo) ma quando torni?

Poi… puf! Il fondale crolla all’improvviso, un bel vortice scuote le vostre sicurezze, le maschere volano via: Greta è Greta? Amanda, detta barbie, è Amanda? E Rosi? Aggiungiamoci un Carlo Cantini, un Adriano Valle, un Vittorio Di Girolamo e, perché no, un Leonardo Zucchi e lo spirito – Deus ex machina – di tale Anita Ferrante.

Tutti salvi?

Neanche per sogno!

“I nostri” arrivano, in ritardo, e raccolgono cocci (eufemismo), un po’ come accade nella vita reale.

Un plauso a Maria Teresa Steri che, con mano ferma e in italiano (strano a dirsi ma di questi tempi…), fa interagire personaggi, protagonisti e comprimari, senza perdere la bussola (per rimanere all’esempio marinaresco) per giungere al finale che, non solo non ti aspetti, ma ti fa pure riflettere: io povero lettore come mi sarei comportato?

Un altro plauso a Maria Teresa Steri: benché la trama offra più occasioni per cadere nel meccanismo acchiappa-lettore del sesso, lei non abbocca: lettore fatti passare il prurito e concentrati sul perché chi fa cosa, sia si tratti di buttare una torta nella spazzatura condominiale, sia si tratti di chiamare i pompieri dopo aver aperto il gas in casa propria…

Si sedette sul muretto frangiflutti, rivolta verso il mare. Il viso, imperlato di sudore, si rinfrescò alla brezza marina. Socchiuse gli occhi e lasciò che il sole tiepido del crepuscolo le scaldasse le guance. Quando li riaprì, restò come ipnotizzata a fissare l’acqua mossa dal vento. Contemplare il mare ebbe su di lei un effetto rilassante, ma il piacevole abbandono non durò a lungo.

Buona lettura e… qualora decideste di scrivere un romanzo su chi abita nel vostro condominio ricordatevi che:

Bisogna solo trovare la chiave appropriata. Tutto si può forzare con lo strumento giusto [parola di Seb]

(anche casa vostra)