“Divina. I due cuori di Eleonora Duse” romanzo di Patrizia Tamà
Recensione a cura di Alessandra Ottaviano
Con rammarico ho constatato che, secondo il mio punto di vista, questo romanzo è una grande occasione mancata, l’occasione di raccontare la grande attrice teatrale, icona del XX secolo, dalle indiscusse capacità espressive, che rivoluzionò il mondo della recitazione. Grazie al suo metodo di studiare il personaggio da proporre in scena, e attingendo in larga parte al suo istinto, le sue interpretazioni ruppero gli schemi del teatro ottocentesco, portandola a calcare i palcoscenici di tutto il mondo. Eleonora Duse riuscì, così, a entrare nel cuore del pubblico, che non intendeva la sua lingua, grazie proprio alla sua recitazione senza artificio; era in grado di denudare la propria anima dinanzi agli spettatori portando in scena donne comuni, creature che lottano, soffrono e amano nella vita di tutti i giorni.
Nel 1882 la Duse e D’Annunzio ebbero un incontro romantico a Venezia e fra loro iniziò una relazione turbolenta fatta di grandi slanci passionali, liti, tradimenti e gelosie, alimentando la curiosità delle cronache mondane del tempo, ma dando anche vita a un connubio artistico esaltante: la Duse, infatti, mise in scena diverse opere del Vate.
Ma a dare ancora più scandalo è il capitolo della vita dell’ attrice, spesso trascurato o volutamente censurato dai suoi biografi, inerente la sua relazione con la Poletti, relazione anch’essa non scevra di scenate di gelosia e tradimenti vari. E a fare da sfondo a questi tormenti amorosi vi sono l’Italia e l’Europa della Belle Epoque, nonché l’eccentrica comunità di intellettuali e artisti che attornia la Divina.
In definitiva una lettura molto leggera: avevo aspettative più alte, vista la caratura dei personaggi; questo libro non è riuscito a catturarmi.