“MENAGE A TROIS” racconto erotico di Izabel Nevsky
Recensione a cura di Beniamino Malavasi.
La ghigliottina, celebre gioco televisivo trasmesso sulla rete ammiraglia della televisione pubblica, chiede al giocatore di individuare una parola di senso compiuto che leghi fra loro cinque parole, fra loro apparentemente estranee.
Proviamo a trasportare il meccanismo de La ghigliottina al racconto di Izabel Nevsky.
Lette le vicissitudini – di cui al titolo dello Scritto di Nevsky – di Ambra, giovane e affascinante neo-divorziata ma sessualmente inesperta per sua stessa ammissione, le prime parole da collegare che vengono in mente sono: curiosità, desiderio, essere umano [ok, sono due parole ma indicano un soggetto], appagamento, rispetto.
Ora, quale potrebbe essere il fil rouge, la soluzione alla ghigliottina?
– e mentre questa recensione viene scritta come un flash si pensa all’abbinamento ghigliottina [in quanto tale] e Menage a trois: un taglio netto col passato di Ambra…Sarà un caso?
È più o meno quello che il giovane Bud Fox, rampante operatore di borsa newyorkese chiese allo speculatore per antonomasia e, per ironia della sorte, suo mentore, Gordon Gekko quando questi gli giocò un brutto tiro a proposito della società ove lavorava suo padre:
Per te quando finirà? Ma quanti yachts potrai tirati dietro? Ma quando è che basta?
Ora, tornando al racconto di Nevsky, la parola che più appare chiave di volta del percorso sessuale (si può dire?) di Ambra è: limite.
La curiosità ha un limite?
Il desiderio ha un limite?
Il rispetto – in primis di se stessi – ha un limite?
L’Autrice appare di ampie vedute e dalle sue pagine sembra trasparire l’equazione [che gioca con un vecchio slogan pubblicitario]: yes party = no limits.
Sembra, condizionale: Ambra coglie, capisce ciò che accade, ciò che le accade, ha la percezione di sbagliare, eppure… i limiti per cosa esistono?
Ma il testo di Izabel Nevsky non è solo questo.
Invero, accanto all’uso snaturato dei cosiddetti social media, in Menage a trois emerge quella patina di ipocrisia che sembra avvolgere le persone reputate di successo: Greg e Jack, nicknames che identificano i protagonisti del racconto, sono entrambi sposati [Jack, ammette altresì di avere figli], sono entrambi liberi professionisti, medico Greg, avvocato Jack; eppure, per le loro “avventure”, devono appoggiarsi a motel di infimo ordine dove nessuno chiede documenti. Jack, addirittura, ha paura a farsi vedere in prossimità del suo studio in compagnia dell’amico e della donna di turno…
In conclusione: ammesso possano coniugarsi, piacere e limite come si coniugano?
Vuoi continuare a godere? – la incalzò Greg con fare impaziente – Allora smettila di fare la santarellina che si confronta con la propria coscienza.