Recensione a “La chiave di tutto” romanzo di Gino Vignali

“LA CHIAVE DI TUTTO” romanzo di Gino Vignali

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Se il libro fosse terminato dopo le prime quaranta pagine la recensione sarebbe stata molto semplice:

“come libro comico è un pessimo libro poliziesco e come libro poliziesco è un pessimo libro comico.”

Invece l’Autore, o chi per lui, ha deciso di proseguire nell’esposizione dando un senso al tutto.

In effetti il dubbio del “chi per lui” nasce dal sibillino mutamento di registro che si avverte superando lo scoglio quantitativo di cui sopra: non più battute di grana grossa incapaci di far ridere in un cabaret d’infimo ordine ma scrittura leggermente più consona alla tipologia di romanzo desumibile dalla quarta di copertina.

Certo, gli stereotipi di genere usati e abusati non mancano. Invero, se la protagonista Costanza Confalonieri Bonnet […Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare aggiungerebbe qualcuno], miliardaria apprezzata quasi più per il suo lato B, prontamente ripreso da un cameraman scafato durante una conferenza stampa e subito premiato da milioni di visualizzazioni in Rete, che per le sue competenze da Vice-Questore, non può non richiamare i titoli equivoci delle commedie sexy anni ’70 del secolo scorso, l’accoppiata poliziotto istruito, persino spocchioso, poliziotto ignorante, peggio di una macchietta, ha stancato essendone piena la letteratura di genere di casa nostra. Così come non mancano la ragazza poliziotta per bene, lato B compreso, e l’anatomopatologa “socievole”.

Altro?

Il ritmo regge così come regge la costruzione giallistica della trama con i suoi bravi colpi di scena; e la lettura non può che beneficiarne.

Gino Vignali è “il Gino” del duo Gino&Mchele: in effetti, Zelig e Smemoranda sono un’altra cosa. Accontentiamoci.