Recensione a “Intrigo in Afghanistan” romanzo di Livio Ciancarella

“Intrigo in Afghanistan. I nemici del colonnello Piccini” romanzo di Livio Ciancarella

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

«Senti, sei qui da più tempo di me e ti chiedo: nessuno ha pensato di attaccare i veri interessi dell’insorgenza?»

«Che cosa?»

«Sì, intendo la loro principale fonte di guadagno: la droga»

«Lorenzo, cavolo, ci sono regole scritte e non scritte, non possiamo usare tutti i mezzi che ci piacerebbero, finiresti in procura militare»

Lorenzo Piccini (alter-ego dell’Autore), colonnello dell’Esercito Italiano, veterano di missioni all’estero, è assegnato in Afghanistan nell’ambito della coalizione internazionale anti-Talebani. Vedrà crollare i suoi ideali.

Rahim: contadino Pashtun ex combattente (mujahid); anche lui vedrà crollare i suoi ideali.

Ahmad Safihullah: mullah della Moschea del Venerdì a Herat. Insegna che la religione, nella fattispecie quella islamica, non è quella propagandata:

«Che vuoi che importi se lei era musulmana e tu cristiano, l’amore tra un uomo e una donna è sempre un modo di onorare Allah. Solo questo conta. Se lei tornerà da te sarà sempre stata tua, se non lo farà non lo è mai stata.»

Pagherà con la vita.

Intrigo in Afghanistan:

L’azione di un eroe in divisa del nostro contingente italiano, nello stile military thriller, in una terra aspra dove i Talebani non sono gli unici nemici. I trafficanti di droga, gli scontri a fuoco, le violenze e le ipocrisie d’ambo le parti. Chi è il vero responsabile del sangue versato? Un racconto senza ipocrisie del ruolo in Asia centrale, dove i destini degli uomini sono accomunati in entrambi gli schieramenti dalla lotta all’arbitrio e alla tirannia [dalla quarta di copertina]

Rileggendo gli appunti presi per scrivere questa recensione mi colpiscono due domande che mi sono posto: “Che cosa scrivo?”; “Cosa mi ha colpito del libro?”

Il doppio finale, riassumibile in verità (il primo) e speranza (il secondo), è lo specchio fedele di come l’Autore ha strutturato il romanzo, alternando i capitoli secondo il punto di vista morale e materiale dei protagonisti e offrendo, così, al lettore un quadro d’insieme al contempo amaro e incipit di riflessioni personali.

Verità: censurata, cruda, intrisa di ipocrisia; che descrive una realtà aliena, avulsa dal contesto. Realtà che Lorenzo, alto ufficiale, militare di carriera, conscio che ogni ambito nel quale è chiamato a operare necessita di studio, di comprensione, di sapersi interfacciare con l’altro, non può accettare, e ne pagherà le conseguenze.

“Perché il filo d’erba più corto fa tagliare tutti gli altri? Per apparire il più alto del prato” [antico proverbio cinese]

Speranza (e intelligenza): è quella che anima tanto Rahim quanto il mullah Ahmad. Speranza di vedere il proprio Paese migliorare, progredire, crescere. E anche loro ne pagheranno le conseguenze; in modo definitivo.

Ma cosa succede quando verità e speranza si incontrano?

La risposta che offre Ciancarella non piacerà ai più e solo leggendo, anzi, capendo, il suo scritto (purtroppo) non si potrà che concordare con lui.

Va da sé che il romanzo è coinvolgente, supportato da un buon ritmo narrativo; e l’Autore cala il lettore in una realtà geo-fisica-sociale, diciamolo, a noi ignota arricchendo la trama di richiami storici e non solo che testimoniano il suo “saperci fare”.

“Lorenzo, inquadrato col suo reparto nel contingente schierato in pompa magna, ancora una volta imprudentemente nel piazzale, nel silenzio più sacro della cerimonia emise improvvisamente un rumorosissimo peto mantenendo un’impassibile faccia di bronzo.

Dapprima i militari attorno a lui, poi l’intero contingente iniziò a ridere sommessamente e poi in maniera incontrollata, di quel riso ignoto che coinvolge gruppi di uomini già tesi per qualche motivo, rovinando la solennità del momento. Per sempre.”

Ricordando come il romanzo sia la forma narrativa/espositiva migliore per dire le cose come stanno… buona e attenta lettura.

 

Una risposta a “Recensione a “Intrigo in Afghanistan” romanzo di Livio Ciancarella”

  1. Grazie Beniamino per questa bella recensione che denota che il libro lo hai letto attentamente e hai capito i suoi molteplici registri, come la realtà dell’Asia centrale.
    E non ti ho nemmeno pagato!
    Con gratitudine a un lettore attento prima che un competente critico.
    L’autore

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