Recensione a “Topeka School” romanzo di Ben Lerner

“Topeka School” romanzo di Ben Lerner

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Tra i dieci migliori libri dell’anno per la New York Times Book Review, il New York Times e il Washington Post [dalla fascetta di accompagnamento al libro]

Se lo dicono loro…

Ero in imbarazzo, lo ero sempre stato, ma mi obbligai a partecipare, a essere parte di un piccolo discorso pubblico, di un pubblico che lentamente reimparava a parlare, mentre cercavamo di asfaltarlo. [periodo finale del libro]

In effetti, giunti al punto finale, la domanda sgorgata d’istinto è stata: quindi?

Adam Gordon è uno studente dell’ultimo anno di liceo alla Topeka High School. La madre è una celebre autrice femminista, il padre ha il talento di convincere i ragazzi difficili a parlare e ad aprirsi. Entrambi lavorano in una prestigiosa clinica psichiatrica che ha attratto medici e pazienti da ogni parte del mondo. Il figlio è un campione nell’arte del dibattito pubblico, una disciplina agonistica in cui le parole sono armi fatali e ci si scontra al fuoco di argomenti e controargomenti fin quando non si lascia l’avversario senza fiato. Adam sogna di diventare un poeta ma al tempo stesso è riuscito a integrarsi nel branco e ha capito che non bisogna mai mostrarsi deboli per non soccombere nella brutale competizione dei giovani maschi. Tra i suoi amici c’è un ragazzo problematico, che ha deciso di aiutare accogliendolo nel suo giro. Ma il risultato sarà una catastrofe. “Topeka School” è una storia di famiglia ambientata negli anni Novanta nel Midwest americano, un racconto di adolescenza e trasgressione, una diagnosi delle condizioni economiche, sociali, individuali che hanno sospinto l’ascesa di un linguaggio sprezzante e conflittuale che è diventato la nuova norma nella vita di tutti i giorni. Ben Lerner narra da diversi punti di vista i fallimenti e i successi dei Gordon, lo spettro di un passato violento, i tradimenti tra i coniugi, la sfida di crescere un figlio immerso in un tossico ambiente maschile. E il romanzo è anche una sorta di preistoria del nostro presente, del collasso del discorso pubblico sepolto dal diluvio delle parole dei social, e intuisce l’emergere di un nuovo pensiero che dalla crisi di identità dei maschi bianchi fa scaturire un desiderio di rivalsa e di potere. [seconda di copertina, tratta dal sito Amazon].

Robinson, il supplemento culturale del quotidiano “la Repubblica”, a ogni uscita settimanale ospita la rubrica “Testo a fronte – I risvolti di copertina come sono e come dovrebbero essere per sapere cosa c’è davvero in un libro”. E mai come in questo caso un “testo a fronte” sarebbe necessario viste le discordanze tra quanto detto nel risvolto e quanto detto dall’Autore nel suo libro.

Ma partiamo dall’inizio.

Topeka School è un romanzo di esilarante ricchezza intellettuale, di penetrante sguardo sociale e di profonda sensibilità psicologica. Per quanto sia possibile parlare di futuro, credo che il futuro del romanzo sia questo [opinione di Sally Rooney, autrice di Persone normali, riportata in quarta di copertina]

Topeka School fu finalista al Premio Pulitzer, categoria narrativa, anno 2020 [quell’anno vincitore fu I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead…]

Topeka School è suddiviso in otto macro-capitoli ove ognuno dei membri della famiglia Gordon, padre-madre-figlio, parla di sé, confessa pensieri, parole, opere e omissioni [non sempre condivisibili] a mo’ di seduta psicoanalitica [guarda caso la professione di Jonathan e Jane Gordon, i genitori di Adam].

I macro-capitoli sono inframezzati da episodi di vita di Darren, amico problematico di Adam e classico bersaglio predefinito di burle, anche pesanti, da parte della “compagnia”; ovviamente il finale di questa micro-storia non può che essere negativo. E di questi inframezzi non c’è traccia nell’indice del libro…

Quanto esposto in ogni macro-capitolo non solo è privo di una cronologia temporale propriamente detta, risultando piuttosto un mix di flash-back e salti temporali, ma è appesantito da incisi tra parentesi che, nelle intenzioni dell’Autore, vorrebbero essere ՙcosa intende il personaggio con quel ragionamento/ con quel “detto”ʼ.

E che dire della costruzione dei discorsi diretti inseriti nel narrato quasi come se nulla fosse?

Molto statunitensi appaiono poi le pagine dedicate alla spiegazione di dibattito, con annesse varianti e variabili, e alle sue implicazioni: una sorta di lectio sull’ars oratoria (e retorica) di matrice greco-romana in salsa a stelle e strisce.

Ricapitoliamo e diamo a Cesare quel che è di Cesare.

Che Topeka School sia un romanzo complesso, da leggere senza distrazioni, parola per parola, magari prendendo appunti per tenere a mente e ricostruire il percorso dei personaggi, nulla quaestio. Ma da lì a parlare di esilarante ricchezza intellettuale [Sally Rooney dixit], a parere di chi scrive, ce ne passa.

Ancora:

  • . “Topeka School” è una storia di famiglia ambientata negli anni Novanta nel Midwest americano, un racconto di adolescenza e trasgressione, una diagnosi delle condizioni economiche, sociali, individuali che hanno sospinto l’ascesa di un linguaggio sprezzante e conflittuale che è diventato la nuova norma nella vita di tutti i giorni;
  • E il romanzo è anche una sorta di preistoria del nostro presente, del collasso del discorso pubblico sepolto dal diluvio delle parole dei social, e intuisce l’emergere di un nuovo pensiero che dalla crisi di identità dei maschi bianchi fa scaturire un desiderio di rivalsa e di potere.

Dove? Lo si deve intuire? Forse scrivere che l’Autore non condivide la politica trumpiana, specie in tema di immigrazione dal Centro-Sud America, avrebbe meglio aiutato il lettore a cogliere il messaggio del romanzo.

Tornando così al Testo a fronte si potrebbe scrivere:

Adam Gordon è uno studente dell’ultimo anno di liceo alla Topeka High School. La madre è una celebre autrice femminista, il padre ha il talento di convincere i ragazzi difficili a parlare e ad aprirsi. Entrambi lavorano in una prestigiosa clinica psichiatrica che ha attratto medici e pazienti da ogni parte del mondo. Il figlio è un campione nell’arte del dibattito pubblico, una disciplina agonistica in cui le parole sono armi fatali e ci si scontra al fuoco di argomenti e controargomenti fin quando non si lascia l’avversario senza fiato. Tra i suoi amici c’è un ragazzo problematico, che ha deciso di aiutare accogliendolo nel suo giro. Ma il risultato sarà una catastrofe. “Topeka School” è una storia di famiglia ambientata negli anni Novanta nel Midwest americano; Ben Lerner narra da diversi punti di vista i fallimenti e i successi dei Gordon, lo spettro di un passato violento, i tradimenti tra i coniugi, la sfida di crescere un figlio immerso in un tossico ambiente ultra-competitivo. E il romanzo è anche una sorta di preistoria del nostro presente, del collasso del discorso pubblico sepolto dal diluvio delle parole dei social; presente oltretutto segnato dal nazionalismo bianco trumpiano…