Vent’anni di Codice da Vinci

Vent’anni fa, novembre 2003 [Questo volume è stato impresso nel mese di ottobre dell’anno 2003 presso Mondadori Printing SPA. Stabilimento NSM-Cles (Tn), recita la nota tecnica in chiusura della prima edizione del libro], Mondadori, nella Collana OMNIBUS, con traduzione di Riccardo Valla, pubblicava la prima edizione di “IL CODICE DA VINCI UN THRILLER DI DAN BROWN” [titolo originario: The Da Vinci Code]; e da allora il mondo dell’editoria non fu più lo stesso.

In realtà il Codice da Vinci era il quarto [secondo con protagonista Robert Langdon] romanzo scritto da Brown ma Crypto [titolo originario: Digital Fortress]; Angeli e demoni [titolo originario: Angels & Demons; dove fa la sua comparsa Robert Langdon] e La verità del ghiaccio [titolo originario: Deception Point] passarono sotto silenzio o quasi. Invero essi saranno ripubblicati solo grazie al successo planetario del Codice.

LA TRAMA

A Parigi, il curatore del Louvre, Jacques Saunière, viene ucciso per mano di uno strano monaco albino appartenente all’Opus Dei. Il professor Robert Langdon, studioso di simbologia, viene a sapere dell’omicidio e, condotto al Louvre, viene interrogato, poiché ritenuto colpevole della morte del curatore. Langdon, affiancato da Sophie Neveu, nipote del curatore ucciso, e successivamente anche dallo studioso sir Leigh Teabing, dovrà ripercorrere attraverso indizi nascosti in importanti opere d’arte, enigmi e misteriosi artefatti, il percorso del Santo Graal, uno dei più grandi misteri della storia. Tale percorso si incrocia con quello di un’antica e misteriosa società segreta nota come Priorato di Sion di cui Saunière faceva parte come Gran Maestro (livello più elevato), che nasconde un inconcepibile segreto che, se rivelato, potrebbe compromettere i fondamenti stessi del Cristianesimo, nella versione tramandata dalla Chiesa cattolica. [fonte]

I MOTIVI DI UN SUCCESSO

Certo, è sempre difficile indicare in modo certo, univoco, i motivi per i quali un libro vende, secondo stime più o meno attendibili, oltre ottanta milioni di copie nel mondo [senza dimenticare l’altrettanto successo commerciale del film – con la regia di Ron Howard e Tom Hanks nei panni del prof. Langdon – che ne è stato tratto].

Momento storico azzeccato, trama coinvolgente… e una causa milionaria per plagio intentata contro Brown dal terzetto Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, autori dell’altrettanto discusso saggio/romanzo Il Santo Graal. Una catena di misteri lunga duemila anni.

Brown non solo vinse la causa ma giocò col nome dei suoi accusatori creando Leigh Teabing, l’amico/nemico di Langdon.

L’INDOTTO

Vendite milionarie, film campione d’incassi, ma che dire dell’indotto generato dal Codice Da Vinci?

E sì, perché, senza citare la decina di romanzi storico-thriller-esoterici-religiosi che, dopo il 2003, recano la parola Codice nel titolo, non va sottaciuta la pletora di saggi più o meno attendibili, più o meno credibili, spuntati come funghi “contro” il Codice.

E non è tutto.

ALTRE CRITICHE

Le prime edizioni diffuse avevano all’inizio del romanzo una pagina che affermava la piena veridicità del romanzo e che il contenuto e gli avvenimenti narrati erano frutto di numerose ricerche [senza dimenticare l’annosa questione circa l’esistenza o meno del famigerato Priorato di Sion. N.d.R.]. Molti storici, tra cui l’esperto della storia delle religioni Massimo Introvigne, lo criticarono duramente e lo invitarono ad un confronto diretto per discutere sulla veridicità dei contenuti presenti. Tuttavia era preceduta da un trafiletto iniziale in cui si diceva che il libro era opera di fantasia. Lanciata la sfida, Dan Brown decise di non accettarla ma di togliere la pagina di intestazione. È per questo che la versione italiana, a partire dalla settima ristampa, o quella di altre lingue non ha la premessa fatta da Dan Brown riguardante la veridicità del romanzo, al contrario delle prime versioni pubblicate in inglese [fonte: Wikipedia]

EREDI?

Dopo vent’anni di successi chi può, o potrebbe, fregiarsi del titolo di “erede” di Dan Brown e del suo Robert Langdon?

Anche qui è difficile dare una risposta certa e univoca.

Chissà, forse Glenn Cooper e il suo Cal Donovan potrebbero essere sulla buona strada per ricevere le stimmate di nuovo Dan Brown/Robert Langdon: vedremo tra vent’anni!

Intanto il dibattito è aperto.