Recensione a “Per ironia della morte. Quando con la sorte (non) si scherza” silloge breve di Emanuele Scandiffio

“Per ironia della morte. Quando con la sorte (non) si scherza” silloge breve di Emanuele Scandiffio

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

L’uomo non conosce quando giungerà la sua ora, ammonisce la Bibbia. Perché se lo sapesse, così come capita a uno dei personaggi di questo bizzarro libro, come vivrebbe i giorni che ancora lo separano da essa? [fonte: pagina amazon del libro]

Emanuele Scandiffio si fa in quattro per offrire al lettore le sue versioni circa l’enigma che da sempre accompagna la vita dell’essere umano; quattro come quattro sono i racconti che compongono questa breve silloge. E poco importa che per uno dei protagonisti il numero di riferimento sia il tre… [Tre-menda vendetta il titolo del racconto].

Si ride, di un riso amaro [esempio in Domenica con il morto] e, al contempo, si pensa, si riflette leggendo Per ironia della morte. Così, per dire: ritenete che la problematica, diciamo così, tecnica, fulcro di Evaristo sia così campata per aria?

Così come siete sicuri che la filosofia, diciamo così, spicciola che permea La profezia sia solo… letteratura?

Non solo.

Scandiffio sembra buttare lì per caso, con nonchalance, una delle variabili della morte: la morte apparente. Che fare? Come comportarsi? Interrogativi che investono tanto il non – morto quanto chi gli sta intorno. E le conseguenze non sempre possono dirsi positive: basta confrontare Domenica con il morto con Evaristo.

Ambientato a Milano Per ironia della morte è silloge da non sottovalutare: non per nulla il sottotitolo avvisa che con la Sorte non si scherza. I racconti in essa contenuti, apparentemente con iperboli, non fanno altro che dire ciò che ognuno di noi, nel suo intimo, teme e, per questo, cerca di ignorare. Inutilmente.

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