Recensione a “La casa dei nomi” romanzo di Colm Tóibín

“La casa dei nomi” romanzo di Colm Tóibín

Recensione a cura di Alessandra Ottaviano

Nel romanzo La casa dei nomi di Colm Tóibín il mito classico della regina di Micene, Clitennestra, sorella della bella Elena, diventa una tragedia di passioni e debolezze profondamente umane.
L’antefatto è arcinoto: I Greci, diretti a Troia, sono bloccati in Aulide a causa di un’offesa di Agamennone ad Artemide e non riescono a prendere il largo; quando l’indovino Calcante viene consultato, vaticina che l’unica possibilità di placare l’ira divina e partire consisterà nel sacrificio di Ifigenia, la primogenita del re Agamennone. Così, con la falsa promessa di un matrimonio con l’eroico Achille, Agamennone la fa arrivare da Micene per poi ucciderla, suscitando la gelida e spietata vendetta di sua moglie Clitennestra

Il ricordo del mio nome durerà più della vita di tanti uomini.

Alla voce di Clitennestra si aggiunge quella di Elettra, figlia di una madre assassina e di un padre assassinato, che vive di emozioni contrastanti il suo intimo dolore e cova la sua personale vendetta; come pure il fratello Oreste che, seppur bambino, si ritrova coinvolto nel piano di vendetta.
Storie potenti e viscerali che hanno a che fare con i conflitti familiari.
L’Autore, avvalendosi di una narrazione elegante e raffinata, seppur molto lenta in alcuni tratti, rende credibili i suoi personaggi agli occhi di un lettore moderno, ricostruendo il dolore umano nelle sue sfaccettature.
Il tempo del racconto, pur seguendo la cronologia degli eventi, è scandito dal dolore di una madre, di una moglie tradita, dall’insensatezza della morte di una figlia, dal desiderio di vendetta.
Impossibile per il lettore restare indifferente davanti a una storia tragica di sangue, passione e dolore come quelle che attingono al mito classico.