Recensione di “Se il buongiorno si vede dal mattino”

“SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO” di Carmen Nolasco

Recensione a cura di Serena Donvito.

Quando finisco di leggere un libro che mi è piaciuto molto, quello che viene dopo corre un grande rischio. Spesso viene iniziato, e poi momentaneamente lasciato, perché non riesce a coinvolgermi o stupirmi come il precedente. Il libro di Carmen Nolasco è venuto dopo una lettura che mi ha coinvolta parecchio, ma non avevo dubbi sul fatto che non avrebbe deluso le aspettative. Lei è un’autrice della quale già conoscevo la penna. I suoi “Il tempo è un concetto inutile” e “Sposo di sangue” sono nel reparto della mia libreria destinato agli intoccabili, e “Se il buongiorno si vede dal mattino” andrà a far loro compagnia.

L’inizio del romanzo mi ha un po’ destabilizzata: non trovavo il suo stile; e Sara, la protagonista, è di quei soggetti che non ti coinvolgono immediatamente, anzi. Ammetto di aver letto il primo capitolo con il sopracciglio alzato. Non sapevo cosa pensare… poi è arrivato tutto, è arrivata la vera Sara.

Sara è una donna ormai anziana che ha perso la voglia di stupire e stupirsi. Le sue giornate trascorrono tra i dispetti alla signora del piano di sotto e le videolezioni di fitness che la aiutano a mantenersi in forma e, soprattutto, le allietano gli occhi grazie all’istruttore. Ha un passato doloroso, di quelli che lasciano il segno e creano solchi entro cui scorrerà la sua vita, perché ha perso la voglia di osare, emozionarsi, crederci.

“La vita è così imprevedibile che non sai mai quando ti presenterà il conto e nemmeno quanto sarà salato. I giorni del dolore sono uguali agli altri, hanno la stessa alba, lo stesso odore e la stessa luce dei giorni buoni. Non sei in grado di individuarli, di scansarli, li riconosci quando è tardi, quando il cambiamento è cominciato e tu non puoi fare nulla per fermarlo.”

Una mattina, Sara riceve una telefonata, telefonata che sarà il mezzo per farci entrare nel suo presente e farci guidare nel suo passato. L’Autrice è riuscita a mescolare sapientemente parti drammatiche e momenti ilari. Ha fatto sì che la protagonista decidesse, piano piano, di denudarsi, permettendoci di studiare tutte le sfaccettature del suo animo che tentava di nascondere dietro l’ironia.

Ci sono tante verità racchiuse in questo libro, un piccolo gioiellino che spinge, con la delicatezza di una carezza, alla riflessione.

Ho amato il finale. Con una protagonista così, non poteva essere altrimenti. L’ho visualizzato, ho accompagnato la chiusura del libro con una risata, trasformatasi poi in un sorriso soddisfatto con cui ho salutato questa meravigliosa protagonista.

“Il ricordo, benché seducente, una volta riesumato non sarà mai intatto, ma sempre sfaldato e infracidito come un cadavere, inquinato dal tempo che è trascorso, marcio e putrefatto dal prosieguo dell’esistenza. Per questo cediamo alla nostalgia, che invece il ricordo lo circuisce e lo celebra, lo sottopone a un processo mitizzante e depurativo per restituircelo malinconico e suggestivo come un vecchio ballabile su un disco in vinile.”