“SA CRAI” romanzo di Igor Melis
Recensione a cura di Beniamino Malavasi
Dimenticatevi la Sardegna patinata e rutilante targata Costa Smeralda.
Qui la Sardegna è verace, tosta come il protagonista Luigino “Giginu” Buttinu.
E la Sardegna che ci consegna Igor Melis è terra buona, vittima, come purtroppo spesso accade, di industrializzazione senza regole, destinata a uccidere anche a lungo termine nella fredda indifferenza di chi ha tratto profitto sporco da tutto ciò.
E Sa Crai dimostra cosa accade qualora i principi cardine dell’E.S.G. [Environmental (Ambiente) Social (Società) Governance,], ovvero i fattori centrali nella misurazione della sostenibilità di un investimento dove ogni pilastro fa riferimento a un insieme specifico di criteri come l’impegno ambientale, il rispetto dei valori aziendali e se un’azienda agisce con accuratezza e trasparenza o meno [definizioni tratte dalla Rete], siano del tutto ignorati.
È un noir agreste Sa Crai dove la difesa del territorio è il motore che fa muovere pagine ricche di rigore morale in contrapposizione a chi ritiene vantaggioso chiudere gli occhi di fronte allo scempio che si sta consumando.
Ambientazione realistica, corruzione, intrecci criminalità-istituzioni, ma non solo. In Sa Crai il noir assume quelle venature oniriche che impediscono al lettore di distrarsi dovendo egli cogliere il piano narrativo sul quale lo sta conducendo l’Autore: realtà, sogno o sogno realistico? Dove si svolge l’azione?
Melis gioca con il tempo: passato e presente interagiscono creando quella suspense che c’è ma non si vede/percepisce. Ma c’è. E il tutto si riflette nel ritmo narrativo, mai sopra le righe ma sempre cornice giusta alla scena di riferimento.
Ovviamente non può mancare il colpo di scena finale e, a proposito di “colpo d’Autore”, chi è l’Uomo Ombra? Il Passato che ritorna o il Presente dissimulato?