Recensione a “Il mondo capovolto” romanzo di Giuliano Marchese

“Il mondo capovolto” romanzo di Giuliano Marchese

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

I miei sentimenti oscillavano tra la delusione e la rabbia, quella sera avevo avuto la prova di quanta grettezza si celasse dietro i sorrisi falsi di coloro che crediamo amici ma che dimostrano che lo sono solo quando tutto va bene.

La vita di un uomo come tanti: la famiglia, gli amori, il successo professionale, la caduta, la rinascita.

Su un canovaccio classico Marchese costruisce la vita di Lorenzo e lo fa narrandocela in prima persona: Lorenzo è di fronte a noi che ci parla del suo amore tossico per una donna che lo precipiterà in prigione.

Lorenzo è di fronte a noi e ci confessa come:

Fui assalito dalla paura incontrollabile di essere costretto a convivere con persone con le quali ero convinto di non avere nulla da spartire. Mi sentivo superiore, con le mie frequentazioni così distanti da quei miserabili rapporti sociali che pensavo quegli uomini intrattenessero; con i miei soldi che, pur guadagnati, mi potevano assicurare una buona difesa, con la prosopopea che mi derivava dalla presunzione di appartenere alla vera civiltà, quella capace di giudicare prima ancora che fosse un tribunale a farlo. In passato mi era pure capitato di pensare che rendere più vivibile la vita dei carcerati fosse l’ultima preoccupazione a dover balenare nella mente di una persona perbene, o per meglio dire giusta.

Lorenzo è di fronte a noi e ricorda quando disse alla sorella:

«Tanina, quel fantasma l’ho già vinto. A volte basta uno sguardo diverso per rendersi conto che il dare o no importanza a qualcosa, o a qualcuno, dipende solo da noi.»

Lorenzo è specchio della provincia siciliana vittima dei suoi contrasti atavici.

Lorenzo è il messaggio positivo che ci invita alla fiducia nel domani.

E così come la vita di Lorenzo può dirsi divisa in macro-fasi, così Marchese ha strutturato il romanzo raggruppandone i capitoli in tre parti, con tanto di prologo ed epilogo; scelta rafforzativa dei quadri che compongono l’opera-assieme.

Tuttavia ciò che colpisce della parabola umana del protagonista è l’assenza di odio da lui manifestato finanche nel suo momento più basso. Certo, come tutti noi, prova incredulità, sdegno, rammarico, astio; ma di totale e intensissima avversione verso qualcuno, di cui si desidera ogni male [definizione di odio – Lo Zingarelli 2022 Versione base] Lorenzo sembra esserne privo, pure nei confronti di Giulia…

Poi però mi tornarono in mente gli sguardi atterriti del vecchio di fronte alla consapevolezza della sua fine e non riuscii a odiarlo, immaginando che a un passo dalla morte nessuno è più quel che è stato e nessun tribunale degli uomini può stabilire quel che è giusto fare o non fare per salvare o alleviare le pene di qualcuno che soffre e sa di dover morire. E paradossalmente provavo compassione anche per Gelsomino, per l’affetto che sembrava provare per quell’uomo, in virtù di non so quali legami.

Che altro aggiungere?

Penso che ogni lettore troverà la chiave interpretativa più adatta alle sue corde per capire e, forse, giudicare le scelte di Lorenzo e di chi compone il suo mondo, dritto o capovolto che sia.

Intanto, buona e attenta lettura.