“DRACULA” di Bram Stoker
Recensione a cura di Cristina Costa
Ebbene sì, ci sono ricascata! Il fascino del Conte mi ha rapito ancora…per la quarta volta!
Ciclicamente non posso fare a meno di rileggerlo. Perché?
Perché Dracula è il mio libro, il libro che salverei in un distopico Fahrenheit.
Diversi i motivi, legati naturalmente alle sue varie chiavi di lettura.
Dracula è sicuramente il libro della lotta tra il Bene e il Male, ad una prima e più superficiale lettura.
Dracula è anche il libro della lotta tra scienza e superstizione.
“Ho avuto l’impressione di lasciare l’Occidente per entrare in Oriente”
questo è scritto subito nella prima pagina. Eccoli i due opposti: la ragione e la razionalità occidentale da una parte, l’istinto e la passionalità orientale dall’altra; il Bene da un lato e il Male dall’altro.
Di fronte a questo bivio ci viene data una possibilità…Dracula accoglie il suo ospite con questa frase:
“Benvenuto nella mia casa. Entrate liberamente e di vostra spontanea volontà”.
Il Conte ci invita, il Conte ci fa scegliere: entrare o no nel suo castello.
Decidiamo noi “di nostra spontanea volontà” di addentrarci nelle profondità del suo mondo.
Ci mette in guardia:
“Potete andare dove volete, nel castello, tranne nelle stanze chiuse a chiave, nelle quali, naturalmente, non vorreste entrare”
Ma siamo noi poi che decidiamo. Scrive Jonathan nel suo diario:
“L’avvertimento del Conte mi è tornato in mente, ma l’idea di disobbedirgli mi dava un certo piacere”.
“Non può entrare la prima volta in nessun posto, se non è qualcuno della casa che invita lui a venire”.
Questo dice di lui il Prof. Van Helsing.
“Egli non può rapire. Può soltanto corteggiare”
scrive C.S. Lewis ne Le lettere di Berlicche riferendosi a Dio.
Ma se questo vale per il Bene può valere anche per il Male? Credo di sì. La scelta è sempre la nostra.
Ma Dracula non è solo questo. Dracula è soprattutto il nostro lato oscuro.
È l’altra parte di noi, la parte più nascosta, quella che non vogliamo vedere.
È un romanzo che stupisce, il presunto protagonista compare ben poco nella narrazione, all’inizio e alla fine. Per il resto le sue apparizioni sono poco più che bagliori, di rado appare in fattezze umane, e quando lo fa è sempre per pochi istanti, subito ingoiato dal buio, dalla nebbia. Dracula non è mai visto con obiettività; non è mai messo in condizione di esprimere le proprie opinioni. Stoker non ci permette di entrare nella mente del Conte.
Ci viene presentato solo attraverso gli occhi degli altri personaggi-narratori, persone animate dall’unico intento di distruggerlo.
Dracula è una minaccia sessuale. Non s’impone con la violenza ma usa l’arma della seduzione. Il rito vampiresco e l’atto sessuale dimorano uno nell’altro con una esattezza che non lascia margine di dubbio.
Dracula è un sovversivo perché ribalta l’ordine del cosmo facendo della morte una non-morte. È un modello destabilizzante; è un buco nero terrorizzante.
Dracula è un’assenza, un bagliore, un lampo che acceca.
Dracula è la rappresentazione stessa delle paure e anche dei desideri umani.
Dracula non è solo lo spettrale vampiro che si nutre di sangue umano.
Dracula è un simbolo. È la manifestazione fantasiosa di un uomo che è alla costante ricerca di una rottura da una morale soffocante tipica del puritanesimo britannico. La sua è una ribellione estrema la cui conseguenza non può non essere che la rovina. A Dracula non resterà che soccombere all’azione di Van Helsing, di Jonathan e di tutti gli altri promotori di quei sani valori vittoriani che in realtà si riducono a convenzioni sociali, maschere dietro le quali nascondere i loro impulsi travestiti da rituali.
“Dracula, dunque, ci svela il volto invisibile allo specchio” Carol A. Senf
Buona lettura!