Recensione di “La città delle streghe”

“LA CITTÀ DELLE STREGHE” di Luca Buggio

Recensione a cura di Serena Donvito.

Il primo problema che ho avuto con questo libro è che ho iniziato la lettura e mi sono dimenticata di avere un figlio, una figlia, un cane e un gatto che dovevano cenare… ok, sorvoliamo…

Era da un po’ che lo vedevo girare, mi ha sempre incuriosita ma ne rimandavo l’acquisto. Grosso errore! Dopo essermi finalmente decisa, l’ho iniziato e finito nel giro di tre giorni.

389 pagine di mistero, tensione, atmosfere cupe e ansiogene di cui, una volta iniziata la lettura, non puoi fare a meno.

Amo il romanzo storico, e qui ho trovato ricostruzioni interessanti senza risultare tediose. Luca Buggio ci dipinge Torino che è luci e ombre, magia e sacralità.

“La donna la prese con delicatezza sotto il braccio, e le indicò, sulla facciata di un edificio, un dipinto contornato da stucchi color pietra.

“Raffigura la Santa Sindone, protettrice di Torino.”

Accanto al dipinto era scolpita una fila di mascheroni con fattezze di animali e lunghi nasi, occhi spalancati, lingue sporgenti. Era la prima volta che Laura vedeva i demoni accostati in quel modo a un simbolo sacro. Era come se Bene e Male potessero convivere nella stessa casa.”

La grande forza della storia di questo romanzo è sostenuta da personaggi che l’Autore è riuscito a delineare in modo particolare.

Ricordo che, alla scuola elementare, quando disegnavamo, la maestra ci chiedeva di usare la matita per creare il nostro lavoro e, una volta sicuri che non lo avremmo più toccato, ci faceva ripassare i contorni con il pennarello nero; solo dopo potevamo colorarlo all’interno. Diceva che in quel modo, oltre a non andare fuori dai margini, l’illustrazione avrebbe ottenuto più forza.

I personaggi li ho visti un po’ così, come se Buggio vi avesse creato il contorno forte di ognuno di loro, ma avesse lasciato a noi il compito di colorarne l’interno di “bianco o nero”, il bene o il male. Perché quasi ognuno di loro, anche gli insospettabili, hanno parti oscure che sta al lettore individuare.

“La Sorte gioca ai tarocchi con tutti, buoni cristiani e canaglie della peggior specie. Non si nega a nessuno ma alla fine è sempre lei ad avere in mano il Matto, il Mondo e i Re, mentre il povero diavolo che crede di avere la mano giusta scopre all’ultimo momento di dover cambiare tutto il gioco.”

Credo sia chiara la totale soddisfazione derivante da questa lettura e meno male che, essendo previdente, ho già preso anche gli altri due della trilogia.

“Ma il silenzio, quando arrivava, era ancora più inquietante: come se qualcosa avesse posseduto il potere di spegnere ogni rumore. Qualcosa alla cui presenza i cani smettevano di abbaiare, gli uomini di ridere o urlare, i bambini di piangere. Qualcosa (o qualcuno) di maligno.”