Recensione de “Il lupo nell’abbazia”

“IL LUPO NELL’ABBAZIA” di Marcello Simoni

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Non è il miglior Simoni, quello de “Il lupo nell’abbazia”.

Intendiamoci: la capacità narrativa, il senso del ritmo, la proprietà di linguaggio, non hanno abbandonato l’Autore comacchiese però… Però con la saga di Fra’ Girolamo Svampa Marcello Simoni ci aveva abituato a ben altro.

E dire che gli elementi del romanzo gotico, a Lui caro, ci sono tutti, dall’ambientazione in un monastero in epoca medievale, ai richiami al soprannaturale (temi già sviluppati al meglio dall’Autore nella precedente trilogia de… “L’Abbazia”…).

In effetti, fino al Capitolo 35, la lettura procede al meglio: i capitoli hanno lo “stacco” giusto; i personaggi sono ben delineati; la suspense c’è e si “sente”; poi…

Tradizionalmente, il capitolo conclusivo di un romanzo (anche se dichiaratamente “aperto”; ma non è questo il caso) è considerato un po’ la “prova del nove” circa la validità dell’opera di quell’autore.

Prova che, nel caso di specie, purtroppo non pare superata.

Chissà, forse la tipologia di romanzo (tutto sommato) breve non si confà all’Autore; sta di fatto che l’“Epilogo” non convince per nulla.

È come se, all’improvviso, l’Autore si fosse trovato a corto di idee e che, per ragioni editoriali, avesse dovuto abbozzare una conclusione su due piedi.

Perché l’assassino uccide in quel modo? Perché l’abate si decide a rendere partecipi i quattro protagonisti della “verità” solo dopo tanto tempo e, soprattutto, con fare così ambiguo (le motivazioni addotte nel testo, specie alla luce di come il romanzo si è sviluppato nelle pagine precedenti, appaiono deboli)? Cosa temeva l’assassino? Di essere solo scoperto o c’è dell’altro? Che fine ha fatto il priore?

Interrogativi che (ribadiamo: purtroppo) nel romanzo non trovano risposta, suscitando nel lettore un sentimento di delusione per una chiusura che i capitoli precedenti avrebbero meritato di livello (almeno) loro pari.