Recensione a “Il delirio dell’anima”

“IL DELIRIO DELL’ANIMA” di Mahmoud Suboh

Intervista all’Autore

https://ilcircolofozio.altervista.org/intervista-a-mahmoud-suboh/

Recensione a cura di Beniamino Malavasi.

È tornato!!!! Dopo il viaggio nei colori, nei sapori, nella vita della “Gente della Terra Santa”, Mahmoud Suboh è finalmente di nuovo tra noi con una serie di racconti scritti da par suo; con l’intelligenza, il cuore, l’anima, e l’ironia che, da sempre, lo contraddistinguono.

In realtà, più che di racconti, sarebbe meglio parlare di piccoli universi carichi di quegli interrogativi che ogni persona dovrebbe porsi e ai quali ogni persona dovrebbe avere il dovere morale di dare risposte concrete.

Tuffiamoci dunque nel mondo di questo ottimo scrittore!

IL DELIRIO DELL’ANIMA

Novello Charles Dickens, Mahmoud Suboh affronta non lo “Spirito del Natale” ma qualcosa di più profondo: se stesso. Confronto che, inevitabilmente, investe anche il lettore e il suo “io” (ed è ciò che Suboh vuole).

L’Autore crea un dialogo “faccia a faccia” o, meglio, “corpo a corpo”, con le due essenze che guidano l’Essere Umano: il bene e il male, l’anima e il diavolo. Tra un bicchier di vino e…una polpetta (“chapeau”!) Mahmoud Suboh si interroga (e ci interroga) sul Supremo, su Dio, su quello che Egli rappresenta, su quello che Egli vuole da noi. I toni non sono mai sopra le righe, le parole sono semplici eppure essenziali, chiare, dirette; ed è qui che emerge la bravura dell’Autore: niente terze persone, niente “alter ego”, solo lui (e noi) vs. lui (e noi)… E direi che sia più che sufficiente.

LA FOLLIA

È un Mahmoud Suboh tosto, fermo, quello che censura l’operato dei “mass media” impegnati a rincorrere la notizia “ad effetto” a tutti i costi, magari senza verificare le fonti e, soprattutto, senza preoccuparsi delle conseguenze del loro operato.

“La follia” è, altresì, denuncia senza appello ad uno dei mali dell’umanità, che investe le comunità senza distinzione di appartenenza socio-politico-religiosa: la corruzione, intesa in senso ampio, in tutte le sue sfaccettature.

In questo caso (ad ulteriore testimonianza del suo ampio bagaglio espositivo) l’Autore ricorre al genere grottesco, mantenendo volutamente la narrazione in bilico tra dramma e ironia. Il lettore sì, sorride, ma, contemporaneamente, è portato a riflettere su ciò che lo circonda e non sempre ciò che vede è “bello”.

UN MATTO DI NOME ABU HASSAN

Il tema della follia, della pazzia, ritorna anche in questo “corto”. I toni sono, come sempre, lievi, leggeri, ma il messaggio ultimo è (al solito) profondo. Nel comune sentire il pazzo, il folle, è un “diverso” dal (presunto) normale, uno da tenere lontano, circondato da muri e cancelli. Ma se ciò è, tutto sommato, condivisibile se intendiamo la pazzia/follia nel senso di malattia (grave) che aggredisce il cervello e le facoltà mentali, creando pericoli per il malato e per chi lo circonda, ben altro significato e comportamento è da riconoscere a chi e verso chi ha una visione del mondo e della vita altra, diversa dalla nostra. Non per nulla Steve Jobs (il fondatore di “Apple” e inventore di I-Phone, I-Pad, I-Pod, ecc) esortava gli studenti (e i giovani in generale) ad essere “folli”, ad essere “affamati”. Prima di criticare ed emarginare cerchiamo di capire chi abbiamo di fronte, non pieghiamoci al conformismo, al “tutti fanno così”. Usiamo la nostra di teste. Esortazione fatta propria da Mahmoud Suboh e che noi non possiamo non accogliere in pieno.

VORREI LEGGERTI COME UN LIBRO

Ecco il Mahmoud Suboh che non ti aspetti: l’amore viscerale per la propria donna; il desiderio carnale di lei, eppure…Eppure anche in questo caso il messaggio che l’Autore ci consegna è importante, un’altra lezione di vita da non dimenticare: mai confondere l’amore con il possesso, mai trasformare la passione in ossessione.

SONO PENSIEROSO

Anno vecchio, anno nuovo, feste, regali, biancheria intima e…lenticchie; passato e futuro; delusione e speranza. Dove si colloca Mahmoud Suboh in tutto questo? Qual è il suo pensiero (per riprendere il titolo del brano in esame)? Che, come dicevano gli antichi, la verità sta nel mezzo; che, come in tutte le cose della vita, occorre equilibrio. Sì, l’anno appena trascorso può essere stato negativo, pieno di problemi e di difficoltà, eppure è parte della nostra esistenza, ha contribuito a renderci quelli che siamo; così come è sbagliato caricare di troppe aspettative l’anno che verrà: invero, cosa accadrebbe se le cose non andassero come voluto (e nonostante la biancheria intima rossa e i piatti di lenticchie inghiottiti, magari controvoglia)?

“Sembrava leggermi nel pensiero, questo anno 2018 mi fissava… “Io non so leggere il futuro, sono solo un numero, forse sarò ricordato come l’anno della pace o forse della guerra e della devastazione? Non so se il tuo destino sarà gioioso e sereno, magari scriverai una nuova versione o forse morirai come un cane, pardon i cani contano di più di voi umani…””

“…Vorrei dormire sereno almeno questa notte, vorrei il rumore e il profumo della mia casa…”

Più chiaro di così…

In conclusione: Mahmoud Suboh va letto, riletto e meditato. Ogni sua pagina è una perla di assennatezza: non occorre gridare, urlare, essere beceri e volgari per far sentire agli altri la nostra opinione o che noi esistiamo. Mahmoud Suboh ci dimostra che basta poco (una polpetta, un po’ di lenticchie) per farci ragionare su chi siamo e su cosa stiamo facendo di noi stessi. Grazie per le tue parole!!!