Intervista a Mahmoud Suboh

Ilcircolofozio è lieto di ospitare Mahmoud Suboh, medico, scrittore, poeta, autore di “Gente della Terra Santa” e “Il delirio dell’anima” (entrambi editi da Pluriversum), nonché di decine di racconti, riflessioni, pensieri pubblicati sul suo profilo Facebook. Mahmoud Suboh è esponente di spicco della comunità palestinese sarda ed è stato recentemente candidato per la lista “Liberi e Uguali” nelle recenti elezioni amministrative tenutesi in Sardegna.

Recensione a “Gente della Terra Santa”:

https://ilcircolofozio.altervista.org/recensione-gente-della-terra-santa/

Recensione a “Il delirio dell’anima”

https://ilcircolofozio.altervista.org/recensione-a-il-delirio-dellanima/

Mahmoud: innanzi tutto grazie per essere qui e per la tua disponibilità!

Partiamo dal tema a te più caro: che cos’è (per te) la Palestina?

La Palestina per me è un panino di falafel (polpette di ceci fritte), un albero di limone, un mandorlo, la Chiesa della Natività e la Moschea di Omar, il mercato civico di Betlemme con i suoi profumi di menta e timo, le chiacchiere della gente, i vicoli dell’incenso. La Palestina per me è quando correvo libero e quando dormivo sognando le stelle. La serenità che manca, la libertà fuggente che non si trova da nessuna altra parte al mondo, ma lì si chiama appunto Palestina.

Nei tuoi scritti ti confronti spesso con Dio, un dialogo costante, spesso costellato da dubbi. Ecco, chi è per te Dio?

Chi è Dio? Bella domanda! Per me è quell’Essere sempre presente, che ascolta e qualche volta dialoga, ma che non pretende niente e non ti dà soluzioni. A volte è la coscienza, a volte diventa il tempo che corre o si ferma senza fiato. Quell’Essere che abbiamo creato, non so se esista, che cerchiamo nel dolore e nella rabbia, su cui possiamo scaricare le nostre frustrazioni ma anche a cui chiedere forza e coraggio…direi per me una specie di amico invisibile.

Camillo Benso di Cavour, uno dei “Padri” dell’Italia unita, sosteneva il principio: “Libera Chiesa in libero Stato”. Secondo te, ebreo e israeliano, così come mussulmano e arabo, sono la stessa cosa? Religione e politica possono convivere?

Viviamo nel caos, secondo me voluto, dove la religione e le appartenenze etniche si mischiano. Il colonialismo, in principio, ha diviso il mondo tra civili ed incivili, a seconda del territorio dove le persone vivevano (e vivono) e a seconda del colore della loro pelle. Poi, come se tutto ciò non bastasse, adesso va di modo la religione: per la verità neanche questo “concetto” è nuovo, ma sembrava superato o forse era tenuto di riserva! Un’arma da utilizzare al bisogno, forse per mettere in difficoltà l’Europa, perché se la storia dei crociati è rimasta evanescente, le persecuzioni degli ebrei è recente, la giustificazione della creazione di Israele su base religiosa è contro ogni diritto internazionale, contro ogni morale, è recente eppure nessuno fa causa!

La religione è in questione intima, fra credente e Dio e non può essere una bandiera. In Palestina c’erano, e ci sono tutt’ora, cristiani, ebrei e musulmani di nazionalità araba; chi abita in Palestina si chiama palestinese. Molti non sanno che ci sono delle comunità ebraiche in Palestina e nel mondo che non riconoscano lo stato di Israele, anzi lo combattono, perché avere uno stato, una nazione, non appartiene alla religione ebraica.

Un ebreo, credo un rabbino, disse: essere israeliano è rifiutare di essere ebreo e di essere arabo.

Ma dove c’è guerra, miseria…la gente cerca un rifugio, una speranza, un Dio che l’aiuti ad accettare il dolore, a sopportare la sofferenza e, perché no, a poter combattere l’ingiustizia. E se aggiungiamo il fallimento delle varie ideologie, oggi si capisce meglio perché sia rimasta un’ideologia che possa riunire la gente anche per istinto: e questa ideologia è la religione.

Altro tema a te caro è quello del “prossimo”: famiglia, amici, vicini di casa… Che cos’è, che cosa rappresenta per te la famiglia?

La famiglia per me è il nido dove è cresciuta la nostra anima, dove abbiamo preso coscienza della vita, dove abbiamo visto e condiviso gioia e dolore. La famiglia è quella pace che non trovi da nessuna parte.

Immigrazione, l’altro, il diverso: ultimamente, in Italia, non si parla d’altro. Come hai vissuto il passaggio dalla Palestina all’Italia? Cosa puoi dirci della tua esperienza di straniero stabilitosi qui da noi?

Essere straniero in Italia! Quando sono arrivato in Italia non avrei mai pensato che qualcuno mi avrebbe guardato male o mi avrebbe giudicato perché ero di fede diversa. Venivo da un paese in guerra, ma mai avrei immaginato di essere guardato con diffidenza. La gente ci guardava come persone arretrate, senza cultura; per molti eravamo dei terroristi: palestinese veniva associato ai dirottamenti degli aerei, alla lotta armata contro Israele… Ma, per fortuna, molta gente – direi la maggioranza- ha mostrato di possedere una visione più aperta, di essere accogliente. In tanti conoscevano (e conoscono) bene la questione palestinese mostrando un’idea di pluralismo e di fratellanza che andava oltre le differenze etniche e di credo.

Oggi l’immigrazione è il pretesto per celare la politica di morte portata da quasi tutti gli stati cosiddetti civili, industriali, contro i paesi poveri, ma ricchi di risorse! La politica disastrosa adottata da questi paesi, che ha portato solo crisi economica e disgregazione sociale – tutto per arricchire un piccolo gruppo di miliardari – ha bisogno di un nemico per giustificare il suo fallimento, ed ecco il nemico: l’immigrato! Ecco il responsabile di tutti i mali del secolo, che porta ignoranza, violenza e attacca la civiltà. La gente ci casca perché è ciò che i mass media, al servizio del potere, istigano, raccontano e trasformano in realtà. Nessuno si chiede perché ci sia la guerra in quei paesi, nessuno chiede come mai solo in Italia la vendita delle armi sia aumentata di oltre il 450% in questi ultimi anni?

Spesso si accusano i mussulmani di non accettare le regole del Paese che li ospita e di avere atteggiamenti negativi e comportamenti censurabili nei confronti delle donne: cosa ne pensi?

La donna nell’Islam tocca quasi la sacralità: è la storia di Madonna, il Paradiso sta sotto i piedi delle donne; ma confondere la religione con alcuni costumi o tradizioni stupide è diventata la regola. In questo paese civile una donna su quattro ha subito violenza verbale o fisica da concittadini italiani. Nessuno può negare che fra gli stranieri ci siano dei delinquenti, così come ci sono fra gli italiani. Purtroppo agli stranieri si chiede la santità!

Che cos’è per te lo scrivere?

Scrivere per me è diventata un’esigenza, una necessità, quasi una missione: raccontare il mio popolo e l’ingiustizia da esso subita, far riflettere la gente su questioni che interessino tutti; la nostra vita, il nostro avvenire e il futuro dei nostri figli, contrapporre alla politica della guerra una politica della pace e della fratellanza.

Nei tuoi libri, nei tuoi racconti, c’è molta ironia: è un modo per “indorare la pillola” o c’è dell’altro?

L’ironia fa parte della nostra vita: è una specie di musica che accompagna le nostre riflessioni, rilassa ma sa anche pungere e far male!

Nei tuoi scritti ti piace interfacciarti con i tuoi animali: cani, gatti. Che ruolo hanno nella tua vita? Sono davvero così importanti come scrivi?

I miei animali sono la mia compagnia: come la luna e le stelle, come il soffio del vento, o la foglia che cade da un albero…tutti possono parlare e raccontare qualcosa, basta saper osservare ed ascoltare.

Che cosa sogna Mahmoud Suboh?

Il mio sogno è vedere la pace nella mia terra: la Palestina. Rivedere la gente libera, ridare alla Terra Santa la sua santità, la sua vera faccia e bellezza come quando si viveva in pace senza differenza di credo, come quando la gente amava la vita e non la guerra e la vendetta.

Il mio sogno è vedere l’uomo vivere la propria vita come una bella fiaba, in cui gli uomini sono i buoni cavalieri e non ci sarà posto per i cattivi.

Il mio sogno è non vedere gente fuggire in mezzo alle tempeste e cadaveri di bimbi sulle spiagge o sotto le macerie.

Sperando di averlo presto qui con noi per la presentazione del suo prossimo libro, ringraziamo Mahmoud Suboh per la sua disponibilità e pazienza!