Intervista a Bianca Blq

Recensione a “L’inquietudine dei sensi”:

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È con infinito piacere che “ilcircolofozio” è pronto ad accogliere Bianca Blq e le sue più intime confessioni.

Bianca, autrice del fortunato “L’inquietudine dei sensi”, edito da Pluriversum, ha accettato di dedicarci qualche minuto del suo tempo rispondendo alle nostre domande. 

Innanzitutto grazie di essere qui! Pronta a svelarci i tuoi segreti?

Grazie a te per il tuo invito. Certo, sono pronta! 

Bene, allora cominciamo! Hai scelto come nome d’arte “Bianca Blq” dove “Blq”, se non erro, è la sigla internazionale che identifica l’aeroporto di Bologna: scelta precisa? Frutto del caso? A proposito: come si sceglie un nome d’arte?

Sì, come dici tu Blq è semplicemente la sigla che identifica l’aeroporto internazionale di Bologna, un dettaglio nato da una deformazione professionale. Non ha altro significato che quello di distinguermi dalle mille altre Bianca.

Non so come si scelga un nome d’arte in realtà. Nel mio caso è stato il nome che ha scelto me. C’era una Bianca in particolare, e capitò in un momento in cui non me la passavo tanto bene. Andavo da lei nelle giornate di festa e tutti i mercoledì pomeriggio, per dare il cambio alla sua badante. Aveva i capelli imbiancati e gli occhi azzurri di chi non vede più. Nelle ore insieme spesso mi raccontava di una nipote che non ho mai conosciuto, ma che mi distraeva da tutto il resto. Si chiamava Bianca, come la nonna che l’adorava. Ho passato molte ore a immaginare il suo sorriso, e quando ho dovuto darmi un nome, ormai il suo faceva parte di me. 

Restando in tema di nomi… Bianca è Autrice e Bianca è la protagonista de “L’inquietudine dei sensi”. Anche qui: semplice omonimia o (perdonate il gioco di parole) in Bianca c’è qualcosa di Bianca? Quindi: come si sceglie il nome del proprio (o della propria) protagonista?

Ovviamente nella Bianca che si muove tra le pagine del libro c’è qualcosa della Bianca scrittrice. Ciò che racconto è abbastanza verosimile perché a qualcuno sorga il dubbio sulla autoreferenzialità di ciò che legge. Non ti nascondo di aver a volte giocato un po’ con questo equivoco, non facendo altro che alimentarlo. L’omonimia ovviamente lo dimostra, seppur non sia stata una scelta unicamente dettata da questa consapevolezza.

Quello di Bianca è un volto che non avrebbe potuto avere altro nome.

Perché hai scelto il genere erotico? Il fatto di essere mamma non ti ha fatto sentire in imbarazzo a descrivere certe scene? Reazioni da parte di familiari, amici e parenti?

A dire il vero non l’ho proprio scelto, e nemmeno pensavo che avrei fatto un libro di tutti i miei racconti…

Ho creato Bianca quasi senza accorgermene, e per un po’ mi sono divertita a scrivere di lei senza nemmeno sapere che le avrei dato un nome! Poi in poco tempo è stato come entrare in un vortice e non riuscire a uscirne. Scrivere di Bianca è stato come vivere con lei, con una donna che attraverso il gioco del proprio corpo si sveste dei pregiudizi (prima di tutto dei suoi) e impara ad ascoltare la voce del proprio piacere. Una donna che fa del sesso il mezzo tramite cui liberare quell’enorme energia che si porta dentro. È lì che appaga la sua necessità di donarsi, quella di mostrarsi nella sua nuda verità o quella di toccare il proprio limite, divertendosi a farlo cadere come fosse un muro di cartone.

Tra le persone che hanno letto il mio libro, e hanno poi avuto la voglia di scrivermi due parole, spesso sono state le donne a dirmi di riuscire a “identificarsi” in Bianca, che non è un’aliena, ma una donna come tante. Forse il pubblico femminile riesce a cogliere la parte di lei a cui tengo di più, quella che in alcuni momenti la rende fragile. Accade quando la passione si fonde all’emozione e al suo bisogno d’amore.

Certo, prima di pubblicare il libro mi sono fatta mille domande, e non per niente ho utilizzato uno pseudonimo per apparire in copertina. Ho sempre cercato di essere discreta, evitando di mostrare la mia vita privata. Esattamente come la mia protagonista io non voglio fare proclami, né innalzare bandiere. Non ho trovato la ricetta per la felicità, ho solo voluto dare a Bianca la possibilità di esserlo. Per farlo ha imparato a guardarsi, e a guardare. Non è l’imbarazzo a preoccuparmi (e per inciso io lo adoro), ma ho cercato di fare in modo che eventuali sentenze non potessero ricadere sulle persone importanti della mia vita.

Contrariamente a quanto potessi pensare, col mio libro ho trovato più porte aperte che chiuse. A non voler giudicare e a non sentirsi giudicati, crollano le barriere e finalmente si inizia a parlare.

In fin dei conti ho solo scritto un libro. Non ogni scrittore di romanzi horror si suppone sia un assassino… non vedo perché non si possa godere dello stesso privilegio scrivendo di sesso, senza per questo dover essere additati come persone di dubbia moralità.

Che rapporto hai con lo shopping in generale e con i tacchi in particolare?

Ogni tanto mi concedo un giro tra le vetrine, anche se non dedico tantissimo tempo allo shopping. Vado diretta dove so di trovare ciò che mi occorre, e vengo attratta irresistibilmente dai colori che mi ronzano in testa in quel momento. Compro quasi sempre da sola. Tutto, a parte le scarpe. Quelle sono spesso state un regalo, e c’è una persona in particolare con cui mi piace andarle a provare.

Che cosa rappresenta per te lo scrivere? All’interno della giornata (da mezzanotte a mezzanotte, per intenderci) dove si colloca lo scrivere? Mi spiego: ti alzi al mattino e dici “adesso scrivo” oppure, “cascasse il mondo dalle ore alle ore scrivo”, oppure rispondi “alla chiamata” indipendentemente da quando essa arriva?

Purtroppo, quando si sta fuori per lavoro tutto il giorno e si ha una famiglia, il rituale dello scrivere si adatta ai ritmi quotidiani, un po’ come tutto il resto. Scrivo di notte… prima delle 23 difficilmente riesco ad accendere il PC, per cui dormo poco e la mattina mi violento per scendere dal letto.

Le intuizioni, però, non fanno la coda allo sportello. Mi ritrovo spesso a prendere appunti ovunque capiti, anche in coda al supermercato. Ho una buona memoria fotografica, per cui se visualizzo una scena nella mente, fortunatamente sono poi in grado di ricrearla.

Che cosa leggi? C’è un genere che ti appassiona più di altri o sei di vedute aperte e spazi da un genere all’altro?

Non ho un genere che in assoluto prediligo. “Vado dove mi porta il cuore” e a volte mi sono innamorata di libri capitati “per caso”. Non riesco proprio, però, ad apprezzare il fantasy, di cui non conosco nemmeno tutti i derivati. Ci ho provato, ma a un certo punto mi perdo e non ritrovo più il filo tra le pagine.

Domanda impertinente: c’è un Autore (o ci sono più Autori) dal quale (dai quali) hai tratto ispirazione per il tuo libro?

Direi di no. Ho scritto questo libro guardando dentro di me e lasciandomi trascinare da Bianca. A un certo punto ho proprio sentito che è stata lei a dare la mano a me, e tutto è nato di getto.

Quindi chi ti ha ispirato per il personaggio di Bianca? Qualche amica “birichina”?

Mi ha ispirato la vita di tutti i giorni, spesso quella dei dettagli insignificanti. Come l’odore di una collega, lo sguardo di un’amica, la colazione di un uomo solo al bar, il fermo immagine di un ricordo lontano… le emozioni che io stessa ho vissuto e quelle che mi sono divertita a regalare a Bianca.

Cos’è il sesso per Bianca (Autrice)? C’è una ricetta magica per gustarlo al meglio?

Il sesso è un linguaggio attraverso cui dialogare con se stessi e con gli altri. È amore per il piacere in ogni sua forma, il fine e il mezzo stesso per ottenerlo. Non esiste una ricetta che ci dica come viverlo, o che ci faccia scegliere cosa farne nella nostra vita. Credo – visceralmente – faccia parte delle pulsioni di ognuno di noi, ma penso anche che ci siano persone maggiormente inclini a percepirle. Può coinvolgere la carne, la mente e l’anima e sa essere una meravigliosa alchimia. Il modo migliore per viverlo credo sia imparare a “spogliarsi” allo specchio, e a farlo anche davanti agli altri.

Oltre a “L’inquietudine dei sensi” ami deliziare i tuoi fans con singnoli racconti reperibili sui social e sul tuo sito. Quindi un (passami il termine) vero è proprio libro non è all’orizzonte?

In realtà ho un progetto che mi sto portando dietro da tempo e che desidero portare a termine in tempi brevi.

Il 2018 è stato un anno denso, e la quotidianità del dolore ha portato con sé non solo una perdita, ma anche la necessità di rielaborare sia il vuoto che la luce intorno a esso. Credo tutto questo avrà una sua utilità anche ai fini della scrittura.

Una mattina, Bianca (Autrice) si alza e (speriamo non accada mai) dice: Basta scrivere! Da oggi in poi faccio…. Cosa faresti (o vorresti fare) se non la scrittrice?

Non riesco davvero a reputarmi una scrittrice, e di certo non è questo a darmi da vivere. Ho capito però cosa intendi. Io ho sempre preferito le parole scritte a quelle pronunciate, per dare un’immagine alle emozioni. Forse, se così non fosse stato, avrei affidato lo stesso compito alla musica. Ma ora sarebbe troppo tardi per poterlo anche solo pensare…

Siamo nel 2019: Bianca (la protagonista) è ancora da considerarsi disinibita, spregiudicata o, ormai, può dirsi al passo coi tempi?

Credo ci siano lettori ben più spregiudicati di lei… Bianca non immagino colpisca per ciò che fa, ma per la consapevolezza con cui lo fa.

Cosa sogna Bianca (Autrice)?

La felicità. E l’amore… che non ne vedo abbastanza in giro e il mondo ne ha tanto bisogno.

Sperando di averla di nuovo qui con noi, magari scegliendo “ilcircolofozio” per presentare il suo prossimo libro, ringraziamo Bianca Blq per la disponibilità e la pazienza!!!!!

 

 

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