Recensione a “L’uomo di zolfo. Il romanzo di Luigi Pirandello” romanzo di Silvana La Spina

“L’uomo di zolfo. Il romanzo di Luigi Pirandello” romanzo di Silvana La Spina

Recensione a cura di Alessandra Ottaviano

L’uomo di zolfo di Silvana La Spina, edito da Bompiani, si aggiudica il titolo di miglior romanzo letto nello scorso anno. Sarebbe riduttivo considerarlo come una semplice biografia romanzata, ma è a pieno titolo un’opera miliare per comprendere l’intero percorso umano e artistico del grande drammaturgo Luigi Pirandello.
Pirandello nasce in una famiglia risorgimentale medio borghese, coltivando il desiderio di emergere, di abbandonare la zolfatara di famiglia e realizzarsi in ben altro campo: la poesia, la letteratura e il teatro; per questo è osteggiato dai suoi familiari. Si trasferisce a Roma per tentare la fortuna; nel 1894 sposa Antonietta Portolano, donna mentalmente instabile, più volte internata in manicomio, dalla quale ha tre figli.

Sullo sfondo si raccontano gli eventi storici che accompagnano e influenzano il protagonista: l’esercito italiano entra a Roma sconfiggendo le truppe dello Stato pontificio e si compie l’unità d’Italia; nel 1914 scoppia la Prima Guerra Mondiale e

tutti si piegano alla storia che si sta muovendo verso il precipizio

L’Autrice si sofferma parecchio sul rapporto che Pirandello ha con Gabriele D’Annunzio, la gloria del momento, verso il quale il protagonista nutre una malcelata invidia.

D’Annunzio, con le sue cronache tra il poetico e l’esaltato descrive l’aspetto salvifico della guerra, per Luigi invece la guerra è morte e fallimento umano

Nel 1921 nasce il partito nazionale fascista e Pirandello vi aderisce, anche illuso dalla promessa di un teatro nazionale; ma:

Niente è più pirandelliano della sua conversazione al fascismo. Quella scelta è un vero ossimoro. Un’assurdità, un’autentica operazione umoristica

Sul palcoscenico conosce la giovane attrice Marta Abba che diviene la sua musa e il suo amore platonico che non manca di tormento e derisione da parte della società.
Nel 1934 Pirandello riceve il premio Nobel per la letteratura:

Il mondo si inchina davanti a chi ha scoperto che in parte siamo uomini, in parte maschere.

Morirà due anni dopo lasciando ai posteri le sue opere immortali e i suoi personaggi originali che nascono dalla sua folle tragedia familiare.
Silvana La Spina è riuscita ancora a commuovermi, come già aveva fatto con il suo romanzo su Antonello da Messina; con la sua sapiente tessitura narrativa e una prosa poetica e intensa ci fa comprendere nella sua complessità la vita personale e familiare del drammaturgo sfuggente e dalle mille maschere, sempre in lotta con se stesso e con il mondo intero, riuscendo a fermare luci e ombre di un personaggio immenso che interpreta appieno il dramma di vivere, però con toni spesso ironico e satirici: perché l’umorismo è il grimaldello che permette di scardinare la realtà, il riso attira l’attenzione sul lato oscuro.
L’Autrice si insinua nell’universo frastagliato della storia dell’Isola, che ci propone come metafora del mondo, ponendo il suo sguardo sulle peculiarità e le assurdità di noi siciliani.
Onore e merito a questa scrittrice che adoro.