Recensione a “Il canto di Messalina” romanzo di Antonella Prenner

“Il canto di Messalina” romanzo di Antonella Prenner

Recensione a cura di Alessandra Ottaviano

Dopo 2.000 anni la storia di Valeria Messalina torna a prendere vita attraverso la mirabile narrazione di Antonella Prenner, che già avevo apprezzato con il precedente romanzo Caesar.

Un viaggio immersivo nella Roma imperiale del I secolo d.C.

Messalina è una nobile ragazza ambiziosa dalla bellezza prorompente, sacrificata alle logiche del potere: a soli 17 anni è costretta a sposare Claudio, un uomo vecchio, storpio e balbuziente.
Alla morte del folle imperatore Caligola, proprio Claudio, il vile marito della giovane, è designato capo dell’Impero.

Ma la bellezza, la giovinezza, i sogni di Messalina sono violentati da quest’uomo che disprezza, creando una ferita profonda che sanguina senza mai rimarginarsi, nemmeno quando diviene imperatrice di Roma.
Ecco che la sensibilità e la bravura dell’Autrice ci spinge a guardare l’altra faccia della storia ufficiale e riconsiderare la sua figura vituperata per secoli; così, più che un canto, come nel titolo, è un urlo quello di Messalina, per l’ingiustizia subìta, un grido soffocato, seguito da un tentativo di rivalsa e vendetta contro un destino infelice. Messalina diventa cinica, si abbandona a ogni perversione con il suo corpo, strumento di indicibile lussuria, mezzo attraverso il quale esercita il suo potere per umiliare il marito.

Lei scesa dalla luna in cerca del male depravato, di tutto il groviglio di una vita errante e degenere non era mai sazia …. l’avevano posseduta in tanti, in troppi, ma nessuno l’aveva mai conquistata

Il romanzo è storicamente ben documentato, senza nascondere i lati peggiori del personaggio, ricco di spunti di riflessione sulla condizione delle donne, anche se ricche e potenti, nella Roma del tempo costellata di eccessi, passioni, bugie, congiure e lotte di potere.
L’Autrice imbastisce una trama scorrevole e molto passionale, fino al tragico epilogo di questa donna bellissima e dissoluta, icona di perversione ma anche sfortunata e profondamente infelice.