Recensione di “L’ipotesi del male”

“L’IPOTESI DEL MALE” di Donato Carrisi

Recensione a cura di Serena Donvito

Seconda indagine che vede protagonista Mila Vasquez, investigatrice specializzata nella ricerca di persone scomparse. Questa volta, in realtà, non dovrà cercare degli scomparsi, ma capire dove sono stati alcuni di loro che sono improvvisamente riapparsi, e non con buone intenzioni.

“I nazisti, le sette millenariste, gli estremisti rastafariani, perfino i cristiani per le crociate si sono serviti dell’Ipotesi del male per giustificare le proprie idee o le proprie imprese. L’hanno chiamato ‘il male necessario’.”

Anche questo libro mi ha convinta e coinvolta. A differenza de “Il suggeritore”, è forse meno arzigogolato, o probabilmente sono io a essermi abituata allo stile dell’Autore.

Ciò che ho apprezzato particolarmente, ed è quello che amo di più nei romanzi, di qualsiasi genere essi siano, sono gli approfondimenti psicologici.

La mente umana è sempre da scoprire: il male, il bene, sono parole su cui pensiamo di sapere tutto ma che invece riescono a sorprenderci sempre, trovandoci spesso impreparati.

La componente psicologica non manca mai nei thriller di Carrisi; in questo, poi, sono diversi gli approfondimenti che ci regala, grazie anche all’agente speciale Berish, studioso di antropologia.

L’essere umano, con i suoi chiaroscuro, non smetterà mai di affascinarmi.

In questo libro Carrisi ci parla dell’Ipotesi del male:

“Il bene di alcuni coincide sempre con il male di altri, ma è valido anche il contrario.”

Continuo a pensare che la sua penna, il suo stile, la sua capacità di creare le giuste atmosfere in cui risucchiare il lettore, permettano di chiudere un occhio su sviluppi non sempre imprevedibili.

“La metropoli era un grande magma in continua metamorfosi. Solo i suoi peccati non cambiavano mai. I quartieri venivano ristrutturati, le strade prendevano nuovi nomi, così gli abitanti potevano sentirsi moderni, senza rendersi conto di condurre vite identiche a chi li aveva preceduti, ripetendo gli stessi gesti, gli stessi errori. Vittime predestinate di predestinati carnefici.”