Recensione di “Legami di sangue e vite spezzate”

“LEGAMI DI SANGUE E VITE SPEZZATE” di Rossana Fanny Duvall

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Mi domandavo: ma quale famiglia? A chi appartengo in realtà?

Chi può rispondere a questa domanda? Tiffany Green o Tiffany Lipari? O tu lettore?

Già, Tiffany Green, Tiffany Lipari… perché:

Si ricordi che non è un cognome a formare la persona, ma sono le doti che essa racchiude in sé a renderla migliore e interessante agli occhi della gente e di coloro che le vogliono bene.”

Ma perché uccidere Victoria Nicosia?

“perché, credimi, non c’è cosa più bella che riconoscere i propri errori e imparare da quelli per non cedere di nuovo.”

La Duvall consegna al lettore un romanzo corposo, dove l’omicidio di Victoria Nicosia, matriarca arida, avida, dal pugno di ferro, scoperchia il mitologico “vaso di Pandora” provocando effetti dirompenti nella sonnolenta, ma non troppo, provincia statunitense.

Scritto in prima persona, scelta che, indubbiamente, aiuta il lettore a immergersi, a identificarsi al meglio nelle vicissitudini di Tiffany (proprio lei), “Legami di sangue e vite spezzate” è un viaggio introspettivo che la protagonista, un po’ Giuliana di dannunziana memoria (quella de “L’innocente”, per intenderci), un po’ Jane Eyre (sì, l’eroina del romanzo omonimo di Charlotte Brontë) e un po’… Miss Marple (sì, la mitica arguta investigatrice creata da Agatha Christie. Non dimentichiamo, invero, che “Legami di sangue…” ha anche una venatura poliziesca…) è costretta, suo malgrado, a intraprendere per salvare se stessa da… se stessa.

Ne discende che associare il libro de quo ai noti modi di dire “parenti serpenti” o “fratelli coltelli” risulti alquanto riduttivo. I molteplici legami di sangue, di famiglia, ivi narrati sono un mondo a sé stante (e i capitoli nei quali è suddiviso lo scritto sono lì a dimostrarlo), pregni di “non detto”, di taciuto e, come tali, richiedono attenzione e arguzia per penetrarli a fondo e comprenderli al meglio.

Ne discende, altresì, come ritenere che i co-protagonisti di questo romanzo – in ispecie, i membri della famiglia allargata di Tiffany – siano poco tratteggiati sia affermazione superficiale; al contrario, essi sono le preziose tessere di quel mosaico complesso che solo all’ultima pagina verrà composto e che permetterà di comprendere scelte di vita a prima vista non condivisibili.

Buona lettura

P.S.: ricordatevi questo nome: Katrine Daff…