Recensione di “La famiglia di Pascual Duarte”

“LA FAMIGLIA DI PASCUAL DUARTE” di Camilo José Cela

Recensione a cura di Serena Donvito

“Io, signore, non sono cattivo, sebbene non mi manchino le ragioni per esserlo. Tutti i mortali si nasce di una stessa pelle e tuttavia, mentre andiamo crescendo, il destino si compiace di modellarci variamente come se fossimo di cera e ci obbliga per diverse vie alla stessa meta: la morte.”

Immaginate di prendere un elastico e di tirarne le estremità: più lo tenderemo, portandolo al suo limite, più doloroso sarà il colpo che ci infliggerà quando uno dei due capi ci sfuggirà. Si potrebbe riassumere così la vita del protagonista e narratore, Pascal Duarte.

Questo libro mi ha letteralmente risucchiata nel suo vortice di apparente follia. Ci racconta la vita di Pascal sin dall’infanzia, la sua famiglia, e tutto ciò che ha visto con i suoi occhi e sentito sulla pelle. Le pagine scivolano via una dopo l’altra e, nonostante alcune parti siano forti da digerire, lo stile di scrittura ci permette quasi di sentire il protagonista che ci racconta tutto con la sua voce, ammaliandoci, impossessandosi dei nostri pensieri.

Pascal non ci viene mai presentato come un orribile assassino, ma come un uomo la cui indulgenza viene messa continuamente alla prova, facendoci quasi “empatizzare” con lui.

“L’amarezza che mi sale alla gola è tale che il cuore mi sembra pompare veleno invece di sangue; mi sale e mi scende per il petto, lasciandomi un disgusto acido nel palato, infettandomi la lingua con il suo sapore, disseccandomi le viscere con la sua esalazione triste e maligna come l’esalazione d’una tomba.”

Durante la lettura ci pervade un leggero senso di inquietudine, ma non per ciò che il protagonista è stato capace di fare, quanto perché l’Autore è stato talmente abile a usare le parole per giocare con la nostra mente, che noi, in fondo, tutto ciò che ha fatto Pascal lo comprendiamo, e probabilmente molti di noi lo assolverebbero.