Recensione di “Il caos da cui veniamo”

“IL CAOS DA CUI VENIAMO” di Tiffany McDaniel

Recensione a cura di Serena Donvito

Quel che più ricordo della mia infanzia è come fossi sempre smarrita. Persa negli abissi dell’immaginazione di mio padre, e nei meandri d’odio di mia madre, e tra i tanti segreti dei miei fratelli e delle mie sorelle. Nella povertà della mia famiglia, nell’infamia del nostro nome. Nel razzismo e nell’ignoranza del mio tempo.

Il primo romanzo di questa Autrice che ho letto è stato “L’estate che sciolse ogni cosa“, e ho scoperto anche essere il primo che ha scritto. In quello avevo colto una scrittura intensa, elegante ed estremamente vera. Ne rimasi colpita tanto da acquistare gli altri due da lei scritti.

Il caos da cui veniamo” è il secondo libro che ho letto e il secondo che ha scritto. Be’, qui ho trovato l’esplosione di un talento che nel primo aveva iniziato a farsi notare.

Inizio con il dire che questo non è un libro per tutti. È una lettura feroce, estremamente reale e dolorosa, dall’inizio alla fine.

La storia è narrata da “Bitty”, una bimba di sette anni che crescerà di pari passo con l’avanzamento del romanzo. Bitty ci parla della sua famiglia, una famiglia in cui il bene e il male non hanno mai trovato distinzione. Ci narra il caos di vite nate segnate, e che nulla hanno fatto per slegarsi da quel filo di errori e sventura che le univa. Bitty ci parla di orrori con gli occhi di una bambina non ancora pienamente consapevole di ciò a cui sta assistendo, e questo rende tutto ancora più tragico. Non c’è un attimo di respiro in questo libro, se non alla fine, quando si intravede uno spicchio di futuro della nostra protagonista.

Un libro triste, angosciante, disilluso, arreso. Lo specchio di una famiglia destinata al caos e alla tristezza, una famiglia a cui però in qualche modo ti affezioni, nonostante il veleno da cui sono avvolti.

Come dicevo, non è una lettura per tutti, ma chi si sente di affrontarlo troverà, a mio parere, una penna eccezionale.

È così che la vita scorre, avvicinandoci e allontanandoci l’uno dall’altro, forse per darci la possibilità di accettare quel momento in cui saremo trascinati via, così lontano che al nostro ritorno la persona che amiamo di più al mondo non ci sarà più.”