Recensione di “Il ballo degli amanti perduti”

“IL BALLO DEGLI AMANTI PERDUTI” di Gianni Farinetti

Recensione a cura di Antonella Raso

Dicembre, Alta Langa Piemontese. Sebastiano Guarienti ha la pessima idea di lanciare l’idea, per la notte di Capodanno, di una grandiosa festa in costume da tenersi nel locale castello di Rocca Bormida. Un’insensatezza che il sindaco del paese fa subito sua per accattivarsi popolarità. Ma, al culmine della festa, proprio il sindaco viene ucciso con un colpo di pistola, la sua. E tocca al maresciallo dei Carabinieri Beppe Buonanno indagare, trovando anche questa volta una preziosa “spalla” nel nostro Sebastiano, acuto osservatore di fatti e persone. L’inchiesta, però, subito s’ingarbuglia per l’elevato numero dei possibili indiziati: praticamente tutto il paese.

Il ballo degli amanti perduti vuole essere un giallo classico ma, allo stesso tempo, divertente e scorrevole. Esso deve la sua piacevolezza all’ambientazione piemontese –  in particolare il territorio dell’alta langa viene descritto in modo accurato –  e a questi coloriti personaggi, che sono la rappresentazione autentica di un pezzo di Italia ricco di umanità.

La storia è narrata con semplicità, in modo scorrevole e con una buona dose di ironia ed enfasi. Ogni tanto i dialoghi e i pensieri dei personaggi contengono espressioni piemontesi, tradotte affinché tutti lo possano capire.

Gianni Farinetti si legge piacevolmente, non è mai scontato, mi rimanda molto ad un altro autore che apprezzo: Andrea Vitali.

Entrambi hanno la grande capacità di farmi immedesimare in queste storie di paese: il loro mondo è tutto qui, lo possono narrare perché ne conoscono gli umori, i respiri, la forza e la caducità.  Non mi stanco dello stesso paesaggio perché l’universo abita nei dettagli, nelle piccole cose, nelle radici che noi siamo, nei volti e nei pensieri delle persone, nelle loro miserie e nei loro slanci.