Recensione de “La ragazza del treno”

“LA RAGAZZA DEL TRENO” di Paula Hawkins

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Chissà se Stephen King – autore (lo sarà davvero?) del commento in quarta di copertina – ha realmente letto “La ragazza del treno”. Certo è che definire il romanzo in oggetto “Un capolavoro di suspense” suscita più di un dubbio.

Forse, un po’ (ma solo un po’) più aderente alla realtà del testo appare il giudizio attribuito al “The Boston Globe” secondo il quale: “Questa storia, come il treno in cui viaggia Rachel, attraversa a tutta velocità le acque ferme e torbide della vita di periferia… Non potrete fare a meno di girare vorticosamente le pagine.”

Quindi: che cos’è “La ragazza del treno”?

Che il romanzo abbia una struttura narrativa peculiare è sotto gli occhi di ciascun lettore: per la sua opera, l’Autrice ha scelto lo schema del diario, svolgendo la trama sotto forma di esposizione giornaliera. E ciò, non solo per quanto accade alla protagonista (la citata Rachel) ma, anche, con riferimento agli avvenimenti che investono le altre due protagoniste; avvenimenti che non possono non intersecarsi tra loro.

Dunque, se non è il “come” l’intreccio è costruito, qual è il punto debole de “La ragazza del treno”, tale da sconfessare gli entusiastici commenti riportati in quarta di copertina? Il ritmo (esposizione moncorde e priva, o quasi, di colpi di scena degni di questo nome).

Sul punto è bene, però, fare chiarezza. L’Autrice, con “La ragazza del treno”, cosa intende offrire al lettore?

Se intendiamo il romanzo in esame come analisi introspettiva di Rachel, nulla questio (o quasi).

Al contrario, se l’intenzione di Hawkins è quella di presentarsi ai lettori con un thriller (psicologico?) tout court, purtroppo il risultato non può che dirsi modesto.

Poco meno di cinquanta pagine (su un totale di circa trecento) scritte con i crismi che dovrebbero contraddistinguere testi tali da “costruire una tensione eccezionale” (così il “Publishers Weekly” in quarta di copertina) appaiono insufficienti a sostenere le precedenti duecentocinquanta fotocopie (o quasi) le une delle altre….

La stessa idea di fondo de “La ragazza del treno” pare peccare in originalità: il parallelo con “La finestra sul cortile” di Alfred Hitchcock non può che vedere vincitore il regista inglese (e, di conseguenza, Cornell Woolrich, autore dell’omonimo racconto dal quale è stato tratto il film).

Un po’ troppi difetti per un libro ampiamente pubblicizzato e da quale è stato tratto un film…