Recensione a “Il crack. Sindona, la DC, il Vaticano e gli altri amici”

“IL CRACK. SINDONA. LA DC. IL VATICANO. E GLI ALTRI AMICI” di Paolo Panerai e Maurizio De Luca.

Recensione a cura di Beniamino Malavasi. 

Voleva, con tutte le sue forze, essere il più grande per guidare, a colpi di telefono, i flussi di miliardi che incessanti attraversavano il globo alla ricerca di qualche investimento. Più che un sogno di ricchezza era un sogno di potenza, quello che l’avvocato di Patti rincorreva frenetico.

Forse nessun’altra descrizione ritrae in modo altrettanto puntuale Michele Sindona da Patti (Messina), classe 1920, fiscalista, avvocato, banchiere, finanziere d’assalto…

In questo saggio del 1975 (o, come si direbbe al giorno d’oggi, instant-book) i giornalisti di “Panorama” Paolo Panerai e Maurizio De Luca informano il lettore su tutto (o quasi) quello che c’è da sapere su una delle figure più controverse dell’Italia (e non solo) degli anni Cinquanta-Settanta del secolo scorso.

Ascesa e caduta di chi, in pochi anni, è passato dall’avere amicizia e stima non solo dei più importanti politici italiani dell’epoca (Giulio Andreotti lo definì “Benefattore della lira”) ma, addirittura, del Presidente degli Stati Uniti d’America (Richard Nixon), all’essere braccato come l’ultimo dei delinquenti…

Diavolo o Acqua Santa? Che non fosse uno stinco di santo, nonostante fosse “socio” di chi, sui Santi, ha creato uno Stato (Città del Vaticano), è ormai assodato. Eppure, a leggere con attenzione, tra le righe, il libro di Panerai e De Luca, quella che emerge è la figura di un uomo determinato, trascinatore. In una parola: carismatico. Fascino del male? Non proprio.

Non dimentichiamoci, infatti, che Michele Sindona era laureato (in anni – siamo nel 1943… – nei quali la stragrande maggioranza degli italiani aveva sì e no il titolo di quinta elementare…) in legge, era un esperto e valente fiscalista; soprattutto era un “tattico” della Borsa valori (e non solo): al riguardo gli Autori evidenziano come egli abbia “importato” dagli Stati Uniti meccanismi quali O.P.A. (offerta pubblica di acquisto di titoli azionari) e  (società) “conglomerate”.

Era una macchina. Sempre in movimento. Sempre pronto a lanciarsi in nuove esperienze. Un uomo assetato di novità, di cui aveva bisogno come l’aria che respira. Ma soprattutto aveva una dote che lo distingueva da tutti noi: la rapidità di esecuzione. Riusciva a fare tutto e bene nella metà del tempo normalmente necessario… Perfino al ristorante sapeva sempre scegliere prima degli altri. Nessuno si era ancora orientato sul menù che lui aveva già scelto e finiva inevitabilmente per imporre i suoi gusti anche agli altri. Gli ospiti rimanevano a bocca aperta. Lui giocava sempre d’anticipo e non gli dava neppure il tempo per pensare.” (Ricordi di Raul Baisi, commercialista amico e collaboratore di Sindona, raccolti dagli Autori).

Perché Michele Sindona fallì?

Essenzialmente per due motivi: avidità smodata e giochi di potere (politico e non solo) più grandi di lui.

Paolo Panerai e Maurizio De Luca ci consegnano un libro avvincente, una testimonianza in presa diretta di affari sporchi, amicizie pericolose, corruttele e clientelismi, propri di un mondo che sembra non esistere più ma che, in realtà, è ancora vivo e vegeto.

Le aziende si comprano e si vendono; le banche si comprano e si tengono.” Michele Sindona.