Incontro con Massimo Nava – Progetto “Memoria breve – Pratiche che non si insegnano ma si esercitano” – Libreria “La Fenice” – 11/11/2022


Nell’ambito del Progetto Memoria breve – Pratiche che non si insegnano ma si esercitano, ideato e organizzato dall’Associazione Culturale AppenAppena – Aps sul tema della memoria, con il contributo di Regione Emilia Romagna e il patrocinio del Comune di Carpi, in collaborazione con Istituto storico di Modena, Anpi Carpi e Circolo Arci Menotti, lo scorso 11 novembre 2022, presso la libreria “La Fenice” di Carpi, il giornalista Pierluigi Senatore (a sinistra nella foto) ha incontrato il giornalista, scrittore,  inviato di guerra del “Corriere della Sera” Massimo Nava (a destra nella foto).

L’incontro è stato preceduto dal saluto di Paolo Zaccaria (in piedi nelle foto), uno dei protagonisti del Progetto di cui sopra,

figlio dello storico inviato di guerra de “La Stampa” Giuseppe Zaccaria, deceduto recentemente, giornalista autore del celebre libro Noi, criminali di guerra, nonchè collega e amico di Massimo Nava.

Prendendo la parola, Pierluigi Senatore ha introdotto l’argomento dell’incontro chiedendosi se nei Balcani – Kosovo, Bosnia – si possa parlare di persistente guerra a bassa intensità.

Massimo Nava ha confermato che nella ex Jugoslavia la guerra non è mai finita. Ha aggiunto che in una guerra non ci sono buoni/cattivi e che forse si potrebbe pensare/fare una gerarchia tra cattivi/malvagi. In ogni caso il livello di responsabilità collettiva è fondamentale ed emerge l’importanza della memoria storica.

La guerra nella ex Jugoslavia è il paradigma di altre guerre, financo quella tuttora combattuta in Ucraina.

La questione “minoranze” è elemento detonante di tutte le guerre, anche a causa della loro strumentalizzazione. L’implosione della ex U.R.S.S. è paragonabile alla implosione della Jugoslavia post-Tito. In Bosnia tutto è cominciato con un referendum che doveva attestare quale etnia fosse politicamente prevalente; discorso simile al DonBass. Dal punto di vista costituzionale il Kosovo aveva meno diritti rispetto alle altre repubbliche jugoslave, eppure venne tutelato dai bombardamenti N.A.T.O. su Belgrado.

Caduta Muro di Berlino ha causato un effetto domino a partire dalla riunificazione tedesca: il concetto di autodeterminazione dei popoli prevale su diritto alla indipendenza degli Stati.

In U.R.S.S. l’effetto è stato dapprima la fuoriuscita dal Patto di Varsavia degli stati che avevano già una propria identità nazionale, successivamente la fuoriuscita degli Stati che componevano la stessa U.R.S.S.

Pierluigi Senatore: perchè nei Balcani l’attenzione ha raggiunto un certo livello mentre l’invasione ucraina da parte russa ha determinato attenzione massima (“È tornata la guerra in Europa!”)?

Massimo Nava: dobbiamo porre attenzione a ciò che influisce sulla nostra vita. Con i Balcani non c’è vera frontiera con l’Euoropa. Con l’ampliamento della N.A.T.O. il baricentro europeo si sposta a est, l’asse Parigi-Berlino perde forza, la Polonia sta diventando la nuova fortezza dell’Europa a est. Abbiamo poi il paradosso di Montenegro e Kosovo che sono nella N.A.T.O. ma non nell’Unione Europea.

Pierluigi Senatore: a chi conviene la guerra?

Massimo Nava: a nessuno. La Russia ha sbagliato i calcoli. La guerra porta blocchi e, quindi, alla Cina non conviene, anche se si è avvicinata alla Russia. Agli U.S.A. forse sì (esportazione armi e ampliamento N.A.T.O.) anche se, a ben guardare, neppure a loro conviene.

In ogni caso si allontana la prospettiva di pacificazione europea. Basti pensare ai fenomeni migratori usati come arma (Bielorussia Vs Polonia) e come ricatto (Turchia prende soldi da Europa per trattenere i migranti ricattandola sul Kurdistan).

Pierluigi Senatore: Trattato di Minsk

Massimo Nava: la guerra in Ucraina è iniziata nel 2014. Con i Trattati di Minsk si dovevano garantire le autonomie dei territori filo-russi interni all’Ucraina con relativa smilitarizzazione delle relative forze. Ma interessi troppo grandi e traffici poco puliti hanno fatto fallire tutto.

Il paradosso è che Angela Merkel aveva in mano il pallino della pace. Ha sempre parlato con Putin, anche sfruttando il vantaggio che lei, nata, cresciuta e avendo studiato (era una secchiona!) nella Germania Est parla correttamente il russo, e Putin, ex capo della sezione del KGB con sede a Dresda parla correttamente il tedesco. L’idea della Merkel era, in ogni caso, di non concedere una linea di credito infinita a Putin; anzi, il disegno era attuare una sorta di governance europea per trattare almeno da pari a pari con lui. Ppurtroppo, però, tutto è saltato.

Pierluigi Senatore: Come ha fatto Merkel, venendo dalla DDR e pur essendo una secchiona a diventare capo della Germania?

Massimo Nava: Ha saputo cogliere le opportunità, i treni in corsa (il Governo di Kohl post-riunificazione aveva bisogno di facce nuove provenienti dall’Est); il tutto unito a una buona dose di cinismo.

Pierluigi Senatore: Cosa ha cambiato la Merkel?

Massimo Nava: non ha influenzato la storia con grandi disegni. Però ha attraversato 20 anni di crisi europea impedendo l’implosione dell’Europa, mantenendola forte, autonoma; è riuscita a imporre ai suoi la condivisione del debito; ha fatto capire l’importanza della solidarietà all’interno dell’Unione.