Gianrico Carofiglio a Carpi 8 aprile 2019



Lunedì 8 aprile 2019, nella splendida cornice del Teatro Comunale di Carpi (per la cronaca: tutto esaurito), Gianrico Carofiglio, ex magistrato inquirente e oggi affermato scrittore, intervistato dal giornalista Pierluigi Senatore, ha parlato della sua ultima fatica letteraria: “La versione di Fenoglio”.

Il primo scambio di battute autore-intervistatore ha permesso di scoprire dettagli forse poco noti circa la genesi e la struttura del libro presentato. Carofiglio ha, infatti, spiegato come, in origine, prendendo spunto da una relazione tenuta a Roma in tema di tecniche investigative, l’editore gli abbia chiesto di scrivere un saggio su tale materia. Richiesta che l’Autore ha accolto di controvoglia tant’è che ha via via trasformato il progetto iniziale in un romanzo, ma non in un romanzo “classico”, bensì in un’opera composita, dove “vivono” tre piani: il rapporto tra l’anziano Fenoglio e il giovane Giulio; alcune storie noir e… la descrizione delle vere e proprie tecniche investigative.

Tenendo conto del fatto che, quello in oggetto non è il primo scritto con protagonista Pietro Fenoglio, Senatore ha chiesto: “Perché gli autori si rifugiano in personaggi seriali? È una cosa che dà sicurezza?” Interessante è stata la risposta di Carofiglio: “No, non c’è nessuna sicurezza. Fenoglio e Guerrieri non sono seriali ma macrocapitoli aperti. Il personaggio seriale compare ripetutamente in storie che non necessariamente sono legate. Al contrario, se il personaggio ha una “sua” storia scrivere un altro episodio che lo riguardi implica un rischio: occorre elaborare cose nuove”.

Altra domanda ha riguardato l’attività di scrittore; più in particolare se scrivere (per Carofiglio) sia facile o meno: “Se è così difficile scrivere, perché fa lo scrittore?” Risposta: “Non posso farne a meno. Scrivere ha a che fare con il dire la verità: occorre trovare una per una le parole giuste..”

Ancora, facendo riferimento anche alla precedente vita di Carofiglio (che, come sopra accennato, è stato magistrato inquirente) Senatore ha chiesto all’Autore se, nella realtà: “Nelle investigazioni ci sono più Fenoglio o quelli della scientifica che “calpestano” le prove?” Carofiglio ha fornito una risposta onesta affermando, tra l’altro, che “la media è buona”.

Alla domanda (visto il successo riscosso dalle sue opere): “Mai colpito da “delirio di onnipotenza”?” Carofiglio ha risposto: “Il successo è una merce pericolosa. Antidoto: vedere quotidianamente il ridicolo di se stessi.”

“Quali sono stati gli autori/libri che hanno “scatenato” Carofiglio scrittore?” Risposta: “Tex Willer e Zanna Bianca!”

Più in generale, la serata è stata piacevole: Carofiglio ha arricchito la sua esposizione di aneddoti e ricordi, invitando il pubblico a non dare nulla per scontato e a porre ogni cosa (prima fra tutti noi stessi) in discussione. Ha altresì ricordato l’importanza del patto scrittore/lettore, patto le cui regole devono essere chiare fin dall’inizio (esempio: se nella realtà nessun sottoposto chiama “Commissario” il proprio superiore, bensì si rivolge a lui con il titolo di “Dottore”, perché in tanti romanzi e fiction televisive spacciati per “veri” il capo è chiamato “Commissario”?).

“Perché diciamo bugie? Perché abbiamo una immagine di noi stessi…”

“Il senso dell’umorismo è la capacità di guardarsi da fuori.”

“Sente nostalgia per la sua vita/professione precedente?” Risposta: “solo per alcuni aspetti…”

Infine, l’Autore si è dedicato al firmacopie.