Recensione di “Pista nera”

“PISTA NERA” di Antonio Manzini

Recensione a cura di Antonella Raso

Pista nera è un romanzo poliziesco dello scrittore italiano Antonio Manzini pubblicato per la prima volta nel 2013. È il primo libro con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone.

Sinossi

Semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, in Val d’Aosta, viene rinvenuto un cadavere. Sul corpo è passato un cingolato in uso per spianare la neve, smembrandolo e rendendolo irriconoscibile. Poche tracce lì intorno per il vicequestore Rocco Schiavone da poco trasferito ad Aosta: briciole di tabacco, lembi di indumenti, resti organici di varia pezzatura e un macabro segno che non si è trattato di un incidente ma di un delitto. La vittima si chiama Leone Miccichè. È un catanese, di famiglia di imprenditori vinicoli, venuto tra le cime e i ghiacciai ad aprire una lussuosa attività turistica, insieme alla moglie Luisa Pec, un’intelligente bellezza del luogo che spicca tra le tante che stuzzicano i facili appetiti del vicequestore. Davanti al quale si aprono tre piste: la vendetta di mafia, i debiti, il delitto passionale. Quello di Schiavone è stato un trasferimento punitivo. È un poliziotto corrotto, ama la bella vita. Però ha talento. Mette un tassello dietro l’altro nell’enigma dell’inchiesta, collocandovi vite e caratteri delle persone come fossero frammenti di un puzzle. Non è un brav’uomo ma non si può non parteggiare per lui, forse per la sua vigorosa antipatia verso i luoghi comuni che ci circondano, forse perché è l’unico baluardo contro il male peggiore, la morte per mano omicida (“In natura la morte non ha colpe”), o forse per qualche altro motivo che chiude in fondo al cuore.

Recensione

Il personaggio creato da Manzini, Rocco Schiavone, è un poliziotto tutt’altro che buonista, piuttosto eccentrico nei panni del nemico del crimine.

Di mattina, per darsi lo slancio, si accende uno spinello; quando capita, non disdegna qualche affaruccio con la refurtiva di un colpo sventato.

È rozzo con tutti, brutale con i cattivi, impaziente con le donne.

Ciò nonostante chi legge le sue avventure lo vorrebbe come amico e il lettore non può non perdonargli i peccati perché, nell’anima, Schiavone è un puro, uno che ha un suo personale senso della giustizia e che, proprio per questo, alla fine del romanzo, convincerà anche il lettore più scettico.