Recensione di “Oltre ogni ragionevole dubbio”

“OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO” di Francesco Caringella

Recensione a cura di Beniamino Malavasi.

Caro lettore, mi chiamo “Oltre ogni ragionevole dubbio”, sono un libro, e mi scuso con te per aver deluso le tue aspettative; provo la sensazione spiacevole di aver violato la regola base: il “Patto”.

Ho attratto la tua attenzione presentandomi come legal thriller, tipologia di romanzo nel quale la procedura, le regole processuali, fungono da substrato (e da motore) alla trama propriamente detta.

Non per nulla la mia rientra tra le pubblicazioni celebrative dei novant’anni della collana “Il Giallo Mondadori”; non per nulla il mio Autore è un magistrato che, per la mia stesura, ha tratto forte ispirazione dal celebre lungometraggio cinematografico “La parola ai giurati” (che vede l’attore Henry Fonda tra i protagonisti e Sidney Lumet quale regista).

Ebbene quasi nulla di quanto promessoti ho mantenuto.

Lo sbandierato caso giudiziale, basato sull’esempio di scuola dell’accusa di omicidio senza rinvenimento di cadavere, sviluppato pagina dopo pagina, in realtà si è tradotto nella descrizione delle angosce di una donnetta frustrata, incapace di gestire tanto il potere e la funzione di giudice di Corte d’Assise quanto i rapporti umani con chi ha provato a volerle bene (fidanzato, marito).

E a poco sono valsi i tentativi del mio Autore di sviare la tua attenzione da quel triste personaggio inserendo nella storia un giornalista televisivo d’assalto in crisi di coscienza (e, per un gioco del destino, proprio ex fidanzato, ai tempi dell’università, della signora giudice).

Spero che, almeno, l’epilogo inatteso, chiuso da un finale tronco, possa lenire la tua più che giustificata insoddisfazione per il mio essere un prodotto deludente.

Cordiali saluti,

“Oltre ogni ragionevole dubbio”, libro sconsigliato.