“MIRAGE” di Howard Fast
Recensione a cura di Beniamino Malavasi
Un black-out costringe gli occupanti di un grattacielo nella New York dei primi anni ’50 del Novecento ad abbandonare l’edificio: tutti usano le scale; un uomo, invece, vola fuori da una finestra del ventiduesimo piano.
Tra chi scende a piedi incontriamo tale David Stillman, contabile.
Ma, fin da subito, qualcosa non torna…
Scritto in prima persona, fortemente debitore del modello hard boiled chandleriano, Mirage è un noir psicologico, sostenuto da un ritmo narrativo discreto, che si muove tra loschi figuri, femmes fatales e lui, Vincent, deus ex machina di tutta la vicenda.
Scritto dignitosamente, con tanto di riflessioni esistenziali; peccato per il finale fiacco.