Recensione di “La ferrovia sotterranea”

“LA FERROVIA SOTTERRANEA” di Colson Whitehead

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Antecedente a “I ragazzi della Nickel” (qui la recensione) e, al pari di questo, vincitore del premio “Pulitzer” (oltre che del “National Book Award”), attraverso il personaggio di Cora e dei suoi antagonisti, “La ferrovia sotterranea” pone all’attenzione del lettore, sviscerandola soprattutto dal punto di vista psicologico, la schiavitù, eletta, per oltre un secolo, a sistema socio-economico in vari Stati, prettamente del Sud, degli U.S.A.

Un j’accuse che permea un romanzo denso, tosto, a volte crudo (basti pensare alle esecuzioni di schiavi riottosi come Big Anthony o Jasper; o alla descrizione del “Sentiero della Libertà”), scritto con stile asciutto, senza né fronzoli né perifrasi e che, a differenza de “I ragazzi della Nickel”, ha il merito di far capire (subito) al lettore i concetti, le situazioni, senza tanti, inutili, sottintesi (o rinvii ad altre parti del romanzo…)

Come riportato nella seconda di copertina, e da lì il titolo dell’Opera:

“Grazie alla brillante invenzione fantastica di una «ferrovia sotterranea», Colson Whitehead dà forma concreta all’espressione con cui si indica, nella storia degli Stati Uniti, la rete clandestina di abolizionisti che aiutavano gli schiavi nella loro fuga.”

E, così, l’Autore coinvolge il lettore in pensieri, riflessioni, finanche aforismi, sul cosa significasse (significhi?) essere colored in una certa epoca in certe parti degli U.S.A.

E qui, purtroppo, si apre il lato “negativo” del libro.

A parte la “velata” sensazione che Whitehead sfrutti l’occasione per criticare il “sistema” statunitense, utilizzando il suo scritto come messaggio politico all’attuale Amministrazione U.S.A, il romanzo appare troppo lungo; alcuni capitoli (a esempio: “Stevens”; “Caesar”) sembrano inseriti nel testo senza fornire un concreto apporto alla trama ma giusto per “allungare il brodino”; e il finale appare deludente, non all’altezza delle aspettative…

Elementi tutti che, si ribadisce, purtroppo finiscono con lo sminuire la bontà del Progetto; bontà non per nulla evidenziata dai prestigiosi premi assegnati all’Autore.

Da leggere (con pazienza e attenzione).