Recensione di “Francobollo d’addio”

TITOLO: Francobollo d’addio

AUTORE: Heloneida Studart

PAGINE: 245

CASA EDITRICE: Marcos y Marcos editore

Recensione a cura di Antonella Raso

Heloneida Stuart (1932-2007) è stata una scrittrice brasiliana eletta per ben sei volte deputato nelle fila del Partito dei Lavoratori a Rio de Janeiro.

Fondatrice del movimento femminista brasiliano, ha sempre sostenuto, riscattandola, la figura della donna, sottomessa all’uomo e privata di ogni diritto, nel grande Paese sudamericano.

Negli anni della dittatura subisce il carcere e i suoi scritti vengono censurati, ma lei non smetterà mai di occuparsi delle donne, dei poveri e dei diseredati.

“Mariana stava per compiere quarant’anni quando le inviarono per posta, da Fortaleza, gli scritti di una zia rimasta zitella, Maria das Graças Nogueira de Alencar. La vecchia era appena morta, non per volontà di Dio, ma per la propria.”

Incomincia così Francobollo d’addio della Stuart, una storia di famiglia, una storia di donne: le tre sorelle Nogueira de Alencar.

Ambientato in un Brasile magnifico, Mariana, una delle sorelle, percorre le pagine di un diario segreto, tenuto nascosto per molti anni dalla zia, dove scoprirà segreti, intrighi e vendette che coinvolgono la sua famiglia.

“In realtà, l’unica attenuante della suicida, di fronte alla giustizia divina, era il suo istinto di ribellione al destino che la madre, donna Pequenina, aveva scelto per lei. In tutte le generazioni dei Nogueira, una delle figlie era predestinata al nubilato e ad assistere la madre nella vecchiaia. Alla prescelta veniva negato ogni simbolo di femminilità e nessuno poteva farle omaggio di un complimento, un braccialetto, un paio di orecchini, una boccetta di profumo.”

Con una scrittura rapida e limpida, a volte contornata da piccoli risvolti pregni di humor ma, anche, da gravi riflessioni, l’Autrice ci coinvolge in questa piccola saga familiare dove il ruolo della donna, come precedentemente accennato, viene sminuito e sopraffatto da regole; dove donne e uomini non hanno lo stesso peso sociale; dove le persone reagiscono con la forza o con la rassegnazione.

Scopriamo così un mondo pieno di tormento, passione, rabbia ed evasione.

“Avevo soltanto vent’anni, ma sapevo già che il dolore è meglio del nulla.”

Questo libro mi è stato donato da una cara amica e mi ha permesso di scoprire un’Autrice che ancora non conoscevo. Sicuramente ne continuerò la scoperta leggendone gli altri scritti.

Voto 100/100.