“ALEX E ANYA” di Sara Pilotta
Recensione a cura di Beniamino Malavasi
Il deserto, con le sue regole feroci ma, al contempo, con il suo romanticismo e i suoi sogni.
Il passato, lì, immutabile; un marchio che non può cancellarsi pretendendo di indirizzarci verso il futuro.
Un presente ondivago fra ciò che è stato e ciò che si vorrebbe chiudere per sempre.
E, poi, appunto, il futuro: già scritto o, forse, no.
L’essere umano: le sue contraddizioni, il suo non accettare ciò che è inevitabile; il tradimento e l’amicizia; il possesso, l’ossessione, l’avidità.
Ancora: la verginità: un valore? La porta di accesso all’Amore, quello vero, con la “A maiuscola?
Sara Pilotta imbastisce una trama solo apparentemente scontata, incentrata sul confronto tra i due fuochi dell’ellisse chiamata Vita; fuochi tanto diversi quanto uguali e che, inevitabilmente, sono chiamati a unirsi in un unico centro.
Forse il ritmo narrativo non è dei più tambureggianti ma l’opera di scavo eseguita dall’Autrice nel carattere e nella psicologia dei due giovani protagonisti aiuta il lettore a seguire le loro vicende, il loro prendersi-mollarsi (siamo pur sempre in un romance), portandolo a parteggiare a volte a favore di lui, a volte a favore di lei.
E l’esito dell’inevitabile scontro finale non può che rappresentare la maturazione di chi, più di ogni altro, è alla ricerca del suo vero io, del suo sé.
Sì, l’Amore trionfa, come è giusto che sia e, nel farlo, liquida le scorie che annebbiano il Bello.
A proposito di “bello”: un plauso a Sara Pilotta per come ha dipinto la bellezza non convenzionale di Anya. Ovviamente il lettore attento capirà il significato di ciò.