“ANDREOTTI. La vita di un uomo politico, la storia di un’epoca” – Mondadori – Le Scie – Prima edizione settembre 2008
“C’era una volta ANDREOTTI. Ritratto di un uomo, di un’epoca e di un Paese” – Corriere della Sera – Solferino – Edizione riveduta e ampliata del libro di cui sopra – Finito di stampare nel mese di dicembre 2018.
Di Massimo Franco
Recensione a cura di Beniamino Malavasi.
Giulio Andreotti: 14 gennaio 1919 – 6 maggio 2013.
È sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale, sette Papi, la monarchia, il fascismo, la Prima Repubblica e la Seconda. E a sei processi per mafia e omicidio. [dalla seconda di copertina dell’edizione Solferino]
Due parole mi hanno colpito in questo work in progress che risulta essere la biografia andreottiana a cura del giornalista e saggista Massimo Franco.
Ho usato appositamente la locuzione work in progress avendo appena scoperto che, oltre alle edizioni sopra citate e in mio possesso, ne esiste una ulteriore, sempre edizioni Solferino, pubblicata il 14 gennaio 2021 con documenti inediti dagli archivi…
Eh, sì: il Divo Giulio non finisce mai di far parlare di sé.
Accennavo a due parole ricorrenti nei testi di Franco.
La prima è cinico.
Consultando un paio di dizionari della lingua italiana scopro che:
- Cinico è colui: che manifesta indifferenza e disprezzo nei confronti di qualsiasi ideale e sentimento umano [da Lo Zingarelli 2022 – Versione base];
- Cinico è colui: che ostenta disprezzo o indifferenza nei confronti dei valori umani [da G. Devoto, G. C. Oli – Quattordicesima ristampa (aprile 1982) della prima edizione marzo 1971].
Non male per chi andava a messa tutte le mattine ed era amico [sodale] della nomenclatura clericale [Papi compresi].
La seconda parola è goloso.
E qui il riferimento non è tanto a dolci et simila [dei quali Andreotti era comunque ghiotto] bensì ai comizi, ai ricevimenti, alle ospitate in programmi televisi.
Golosità come desiderio di esserci, farsi vedere, essere considerato, specie dopo i processi di Palermo [per associazione mafiosa] e Perugia [omicidio del giornalista Mino Pecorelli].
Non male per chi, di riffa o di raffa, ha retto le sorti del Paese per molto più di una vita intera, finendo per auto-definirsi “postumo di me stesso”.
Ora, di Giulio Andreotti è stato detto il proverbiale “tutto e il contrario di tutto”; certo è che Massimo Franco offre al lettore molto più della biografia dell’uomo politico italiano fra i più discussi di sempre. Invero, quella che emerge dalle pagine del suo lavoro è l’Italia, vista e creata dal Potente, con le sue contraddizioni e le sue zone grigie…
E chissà che [come riportato da Franco] non avesse ragione Giulia Bongiorno, storica avvocata del “Presidente”, nel dire che esistono due Andreotti: quello pubblico e quello privato. A quest’ultimo riguardo [per chi scrive] suona curioso leggere i figli di cotanto genitore chiamarlo babbo, termine più toscano che romano…
C’è, infine, una domanda che si insinua nella mente di me lettore: il Biografo avrà subito pressioni o “consigli” su cosa/come pubblicare fatti, atti, episodi, pubblici e privati, di colui al quale hanno attribuito di tutto tranne le Guerre puniche?
Intanto: buona e, soprattutto, istruttiva lettura.