Recensione a “Perchè il bambino cuoce nella polenta”

“PERCHÉ IL BAMBINO CUOCE NELLA POLENTA” di Aglaja Veteranyi

Recensione a cura di Antonella Raso

“Conosco il mio paese solo dall’odore.

Profuma come la cucina di mia madre”.

La favola del bambino che cuoce nella polenta viene raccontata alla piccola protagonista di questo romanzo per esorcizzare la sua paura più grande; per sostituire, ogni volta che il terrore dilaga, il suo incubo più minaccioso con uno ancora più spaventoso.

E cosa può temere una bambina che, con la sua famiglia, vive una vita piena di avventure e di emozioni all’interno di un circo?

Forse che la madre durante un’esibizione precipiti nel vuoto in cui ondeggia ogni sera:

“Non devo fare arrabbiare mia madre, altrimenti lei può cadere. Non voglio essere viva se lei è morta. Potrebbe succedere ogni giorno. La mattina dormo a lungo, per accorciare la paura prima della sua esibizione, perché se mi sveglio presto c’è ancora molto tempo prima che lo spettacolo inizi. Per tutto il tempo in cui lei sta appesa lassù, non è mia madre, e io mi riempio le orecchie e la bocca di pane. Se cade, non voglio sentirlo.” (Cit. pag. 77).

Forse che il padre rivolga quelle attenzioni troppo particolari non più solo alla sorella maggiore.

O forse che il perpetuo girovagare da una città all’altra non abbia mai termine e che la casetta tanto sognata, in cui potersi finalmente fermare, non venga mai raggiunta.

Se volete leggere qualcosa di diverso rispetto ai soliti libri vi consiglio questo testo.

Anche se poche pagine lo compongono, ho impiegato molto tempo a leggere questo libro; ogni pensiero dell’Autrice mi portava a soffermarmi sullo scritto e trarre profonde riflessioni.

Pagine spesso con un solo pensiero, che fermano il respiro e inducono a rallentare, perché le ho percepite come richieste di aiuto, a volte anche come accuse, a volte come provocazioni.

Moltissimi i temi trattati: la paura, l’abbandono, la violenza, il sogno di una vita vera, la stabilità, il desiderio di rivalsa, la cultura.

Mi è rimasta impressa una frase proprio relativa a questo ultimo tema, infatti Aglaja ha uno strano rapporto con i libri e la cultura – secondo la madre non servono –  ma lei strappa le pagine dell’enciclopedia e la mastica, così le parole le restano dentro.

Poi c’ è la Romania, e l’Autrice la descrive così:

“In Romania i miei genitori sono stati condannati a morte dopo la nostra fuga. Non potremo mai tornare indietro, è proibito”.

Le persone non possono pensare liberamente, neanche in sogno – in Romania i bambini nascono vecchi perché sono poveri – all’estero possiamo essere credenti – il dittatore di mestiere è un calzolaio e i suoi diplomi scolastici li ha comprati – in Romania i genitori sono stati condannati a morte dopo la loro fuga – lo zio Petru viene torturato in carcere – abbiamo un passaporto per profughi ma non siamo mai sicuri che non chiamino la Securitate – in Romania chi ha un cane lo lascia morire di fame, oppure ci fa il brodo per non morire di fame lui stesso – la lingua materna è come il sangue nelle vene, scorre da sola.

In Romania le madri raccontano la storia del bambino che cuoce nella polenta.

IL LIBRO LETTO DA ANTONELLA:

TITOLO: Perché il bambino cuoce nella polenta

AUTRICE: Aglaja Veteranyi

EDITORE: Keller editore (2019)

TRADUZIONE DI:Emanuela Cavallaro

PAGINE: 199