Il Circolo Fozio è lieto di ospitare Rossana Fanny Duvall: scrittrice (è autrice dei romanzi “Legami di sangue e vite spezzate” qui la recensione e “L’ombra del male” qui la recensione ), speaker radiofonica e molto altro.
Rossana: pronta a dire la verità, tutta la verità, niente altro che la verità?
Domanda di riserva?
Ci provo, promesso!
Bene! Pronti? Via!
Partiamo dall’inizio. Rossana Fanny Duvall: nome particolare e, apparentemente, poco italiano. Ce ne vuoi parlare?
Nasce tutto nel settembre del 2009 quando mi arriva una raccomandata da Milano, dove sono nata, con la richiesta di andare nel mio comune di residenza per cambiare i miei documenti, poiché, di fatto, sulle carte ero già un’altra persona senza saperlo.
Questo dovuto al fatto di essere stata disconosciuta da mio padre, solo sulle carte, nel lontano 1967, all’età di tre anni. Peccato che, al comune di Milano, arrivò la notifica dopo la sua morte, 43 anni dopo, e dove io, con il cognome Uva, avevo già un’identità stabile e fino ad allora credevo indelebile.
La cosa non fu facile da gestire, sia umanamente che a livello pratico, poiché dovetti cambiare tutta la mia documentazione in possesso e che in quei 43 anni avevo costruito.
Così chiesi al Prefetto di Treviso, portando la documentazione del caso di poter cambiare cognome, poiché con quello di mia madre non riuscivo a riconoscermi, e scelsi un cognome che potesse farmi sentire a mio agio e in cui potermi identificare nel tempo, ed è così che nasce Rossana Fanny Duvall. Per un momento mi sono sentita come una Fenice che nasce dalle ceneri.
Un bel giorno ti sei svegliata e hai detto: “Oggi inizio a scrivere”. Come, dove e, soprattutto, perché hai deciso ciò? Chi era Rossana il giorno prima dell’”evento”?
In realtà scrivo da sempre. Ho iniziato con delle lettere indirizzate alle mie compagne del collegio, dopo aver vissuto lì dai tre ai dieci anni, per poi continuare nel tempo dato che sentivo che ogni volta scrivere diventava una specie di terapia d’urto per contrastare le ferite dell’anima.
Riguardo al mio primo romanzo è stata più una sfida con me stessa, raccolta da un gruppo di scrittori su un blog, che dopo aver letto un mio racconto volevano che ne facessi un romanzo: per loro aveva delle buone potenzialità per farlo e così nel 2009 esce “Rivelazioni Inquietanti”.
Purtroppo, però, a causa del disconoscimento di cui ho accennato sopra, legato a motivi legali, decisi con il mio editore di ritirarlo dal mercato, perché rimetterlo in circolo con il nuovo cognome sarebbe divenuto oneroso, soprattutto per me, e così ebbe davvero una vita breve.
Il giorno dell’evento, all’uscita del romanzo, credo di aver davvero toccato il cielo con un dito: mai una frase fu più appropriata per descrivere quell’emozione, soprattutto quando ebbi il cartaceo fra le mani, vi lascio immaginare… posso solo dire indescrivibile!
Che cosa significa “scrivere” per te? Cosa ti dà?
Scrivere è tutto. Rappresenta un modo per esternare le mie emozioni, aiutandomi a riflettere, ad avere delle intuizioni, a rilassarmi, ad entrare in contatto con il mio “Se” più profondo.
È quasi una ricerca spasmodica, che diventa un connubio fra mente e cuore, dove la mano esercita sulla carta quello che i pensieri interpretano in quell’istante.
Può essere solo una frase, come una lettera, una riflessione o una poesia; tutto viene amplificato in modo armonioso dalla scrittura ed io ne faccio parte all’unisono.
“Legami di sangue – Vite spezzate” è ambientato negli U.S.A; “L’ombra del male” in Italia. Come scegli le “location” dei tuoi romanzi? Cosa ti colpisce di un luogo rispetto a un altro?
Il romanzo “Legami di sangue e vite spezzate” avevo iniziato a scriverlo con un’ambientazione italiana, solo che poi, considerando che buona parte del libro è autobiografico, non potevo inserire luoghi e persone per una questione legale e così, con una ricerca approfondita che ha potuto garantire la stessa risonanza dell’ambientazione originale, ho trovato Charleston in South Carolina.
Devi sapere che per natura sono curiosa e mi piace viaggiare e così, con Google Maps, ne ho approfittato per scoprire dove mi avrebbe portato per scegliere la location adatta al mio romanzo e devo dirti che ho trovato la ricerca davvero interessante ed entusiasmante insieme. Avendo inserito dei luoghi reali, spero un giorno di poterli visitare personalmente!
Nel romanzo “L’Ombra del male”, la scelta di una location italiana l’ho trovata azzeccata, soprattutto in vista del fatto che l’argomento trattato, tra l’altro ancora di grande attualità, poteva interagire bene con tutto il contesto.
Anche in questo romanzo c’è un luogo esterno all’Italia, lo Zimbawe, e la ricerca è stata fatta in quella zona, per motivi legati alla stesura dello stesso, quindi mi ritengo soddisfatta per le scelte fatte.
Nei tuoi libri parli di donne forti, che sanno rialzarsi senza darsi per vinte di fronte alle avversità della vita e alla cattiveria, egoismo, di chi dovrebbe, al contrario, dare loro supporto, amicizia, amore. Ecco: quanto c’è di loro in te o di te in loro?
Probabilmente avendo avuto un’infanzia prima e una vita difficile poi, è stato solo grazie alla mia forza di volontà se sono riuscita ad uscire da certi meccanismi contorti e, quando è stato il momento, ho preso in mano le redini della mia vita per non farmi più sopraffare dalle persone che in quel periodo mi hanno ferita, offesa, dilaniandomi nel profondo, cercando di uccidere la mia ingenuità ed intelligenza insieme.
Questo mi ha permesso di crescere e diventare forte, coraggiosa, armandomi di un privilegio per nulla scontato: l’indifferenza per qualcuno ed il perdono per altri.
Nei miei romanzi affronto temi sociali attuali e, a volte, se vuoi, anche scomodi. Forse, inconsciamente, lo faccio per mettere a nudo il desiderio di risarcire le vittime con qualcosa di tangibile, perché un giorno possano diventare persone forti e coraggiose proprio come le protagoniste dei miei romanzi.
Famiglia: è uno dei temi centrali di “Legami di sangue – Vite spezzate”. Secondo te è un concetto ancora attuale? Va, diciamo così, aggiornato o è irrimediabilmente superato?
La famiglia per me rappresenta il fulcro vitale di ogni essere umano, la sua stabilità affettiva, emotiva, di crescita, anche se molti sostengono che sia un modello superato.
In realtà la famiglia come nucleo che vede padre, madre e figli, non esiste più come prima. Oggi troviamo famiglie diversificate dallo stereotipo che conosciamo poiché appartengono ad un gruppo di persone dello stesso sesso e molte persone non sono ancora pronte, nel terzo millennio, ad accettarle.
Sinceramente, quando in questi nuclei così diversi dal nostro stereotipo non viene a mancare il rispetto, una sana educazione e la capacità di interagire gli uni con altri con fiducia e amore, io non me la sento di condannarli!
La mia famiglia ha avuto negli anni un turbinio di disavventure e in “Legami di sangue e vite spezzate” si evince perfettamente le dinamiche che mi hanno portato a scrivere un tale romanzo, eppure io, nonostante non sia cresciuta in una famiglia serena, con tutto rispetto, non mi sento condannata in tal senso, anzi ho trovato la mia strada per rimanere in piedi e sconfiggere le avversità che man mano incontravo. Quindi sì, scrivere per me è stato terapeutico, e mi è servito a metabolizzare il dolore per far affiorare la parte sana che avevo in tutta la sua bellezza.
Uno degli argomenti trattati in “L’ombra del male” è quello della “raccomandazione”: inaccettabile per Chiara (la protagonista), non disdicevole per sua madre. Rossana tu come la pensi?
Questo è un tema su cui discuto spesso quando mi viene sottoposto poiché, da sempre, sono contro ogni forma di raccomandazione; anche se, poi, devo ammettere che negli anni mi sono resa conto che è un po’ come un’utopia, qualcosa che è difficile da fermare.
E nel romanzo “L’Ombra del male” Chiara, la protagonista, lo evidenzia spesso con la madre, rimarcando la possibilità che ognuno deve essere in grado di utilizzare i propri mezzi con coraggio; ma, purtroppo, in Italia ancor oggi di meritocrazia si muore e questo, per i giovani che studiano anni con professionalità, credo sia avvilente e perdente insieme.
Fra i protagonisti dei tuoi romanzi vi sono i cani. Tu ne hai? Secondo te cos’hanno di speciale rispetto ad altri animali da compagnia?
Sì, amo molto gli animali, per me sono una componente fondamentale nella vita affettiva dell’uomo.
Fin da piccola mi hanno insegnato ad apprezzare ogni essere vivente sulla terra e questo è rimasto in me come un segno tangibile di gratitudine verso ogni forma vivente.
Se potessi porterei a casa tutti gli animali di cui necessitano essere amati, ma è impossibile!
Ma l’attesa nell’aver un animale tutto mio è stata ripagata negli anni quando degli amici, per il mio compleanno, mi hanno regalato Asia, una boxerina di 72 giorni, ed è stato come un di fulmine a ciel sereno, o amore a prima vista!
Ma dopo la sua dipartita ne ho avuti altri, ed il cane, per me, rimane comunque l’animale da compagnia che prediligo rispetto ad altri, senza nulla togliere a nessuno ovviamente, anche perché oggi, oltre a Miele, ho anche una tartaruga da terra, di nome Charly: quindi la vita è strana come vedi!
Hobbies?
In realtà, essendo una persona dinamica per natura, ne ho diversi, e di preferito ho solo la scrittura.
Gli altri sono solo un componente per distrarmi, dato che mi annoio spesso e sono alla continua ricerca di nuovi stimoli che possano solleticare la mia curiosità.
Come cucire, cucinare, giocare a burraco, camminare e, da poco, sono anche speaker di una radio.
Come vedi i miei hobbies sono molto diversificati gli uni dagli altri.
In confidenza: scrivono meglio gli uomini o le donne?
Bella domanda!
Se dico le donne penserai che sono di parte o anche sessista ma, dato che sono una persona ragionevole, credo fermamente che entrambi possano avere molte cose da dire, seppur in modo diverso.
Quindi rimango della convinzione che leggere fa bene, indipendentemente che sia un uomo o una donna a scrivere, ma, soprattutto, quello che conta, è che riesca a coinvolgerti completamente con la lettura.
Se questo succede è già un bel traguardo per il successo!
Porta a sinistra: Premio Nobel per la letteratura. Porta a destra: contratto a vita con la più importante casa editrice d’Italia. Quale scegli e perché.
Qui non ho bisogno nemmeno di pensarci perché, senza dubbio, sceglierei il Premio Nobel.
Non solo perché ritengo che sia un premio prestigioso, ma perché sono convinta che il fatto di assegnarlo stia a significare di essere riuscita, nel mio piccolo, a comunicare o aver fatto qualcosa di importante per la comunità.
Può sembrare banale, ma è ciò che penso e, come vedi, niente raccomandazione!
Più difficile essere Rossana scrittrice o Rossana speaker radiofonica?
Adesso sì che mi sento in difficoltà!
In entrambi i casi, quello che faccio è di documentarmi molto sugli argomenti da trattare.
Ma, mentre scrivere diventa più facile una volta partita con l’idea, parlare in radio non è così scontato come molti pensano. Soprattutto quando si ha una rubrica di viaggi e devi cercare di intrattenere il radio-ascoltatore il più possibile e, per farlo, devi riuscire ad incuriosirlo fino alla fine, in modo che non si distragga e cambi canale.
Quindi, credo che, rispetto alla scrittura, Rossana speaker, abbia ancora molto da imparare, ma va bene così.
Avere delle sfide e degli obbiettivi da raggiungere alla fine credo diventi importante per una crescita personale, non credi?
Hai un’ultima confessione da farci (magari qualche indizio sul tuo prossimo romanzo)?
Diciamo che di romanzi ne ho improntati tre, devo solo capire con quale finire.
Anche se, in percentuale, ho già una preferenza ed è “Vite sospese”.
Parlo di una testimone di giustizia che si ritrova coinvolta, suo malgrado, in una vicenda di mafia per aver visto uccidere un uomo.
Quest’evento la porterà a dover cambiare definitivamente tutta la sua vita ed entrare nel programma “protezione testimoni di giustizia”.
Amo molto scrivere temi attuali e questo, a parer mio, è davvero significativo, perché mette in evidenza il non abbassare mai la guardia con temi così importanti; significa mantenere vive e in allerta certe situazioni; e i testimoni di giustizia, in Italia, purtroppo sono ancora lasciati molto a sé stessi, con la consapevolezza di essere dei morti viventi.
Ringraziamo Rossana Fanny Duvall per la pazienza!
Saluti e… alla prossima!!!!!