Il Circolo Fozio è lieto di ospitare Elisabetta “Betty” Tagliati: cantante, scrittrice, donna di cultura a tutto tondo. Elisabetta è autrice di “Oltre l’abisso”, Pluriversum Editore (Qui la recensione.)
Elisabetta: grazie per essere qui con noi! Pronta a dire tutta la verità, solo la verità, nient’altro che la verità?
Grazie infinite per questa bellissima opportunità. Certo che dirò la verità. Tutto questo progetto è nato con l’intento di raccontare fedelmente questa singolare vicenda anzi, proprio condividendola spero di comprenderla io stessa più approfonditamente.
Bene! Allora cominciamo! Sii sincera: “Oltre l’abisso” è davvero il tuo primo romanzo? Te lo chiedo perché… non è possibile!
Ahahah!! Sono onoratissima di questa domanda, ma purtroppo devo proprio disilluderti: è il mio primo romanzo.
Mi è capitato di scrivere tante volte, ma fino a quest’esperienza non avevo mai pensato di pubblicare i miei scritti. In questo caso ciò che mi ha spinto a cercare di realizzare un libro è stata la convinzione che il contenuto di “Oltre l’Abisso” andasse condiviso, che potesse essere di aiuto ad altre persone come è stato per me. Non ho velleità artistiche come scrittrice, mi sento più una ‘portavoce’ di messaggi; questo mi rende determinata più che mai a trovare un canale per il romanzo.
Appena scritto, il primo capitolo di “Oltre l’Abisso” era stato inserito in un’antologia della “Giovane Holden Edizioni”. Dopo che la “Pluriversum Edizioni” ha dato credito al mio scritto mi è capitato di partecipare ad altri progetti e sono stata inserita in pochi mesi in altre tre antologie con racconti di diverso tipo. È dopo questi risultati che ho deciso di iscrivermi a un paio di corsi di scrittura creativa, trovandoli veramente fecondi di spunti e suggestioni per superare i miei limiti ed il mio stile a volte troppo filosofico ed involuto.
Uno dei temi trattati nel romanzo sono i sogni o, meglio, le visioni, il rapporto con Entità superiori. Ecco, facendo un parallelo con il mondo della musica: meglio “I sogni son desideri” o, pensando a Bethel, “La donna, il sogno & il grande incubo”?
Qui mi metti in crisi… ti risponderò usando altra citazione musicale: Ein Traum (un sogno), un lied che amo e canto spesso, di Edvard Grieg dove si dice:
“Dort ward die Wirklichkeit zum Traum,
Dort ward der Traum zur Wirklichkeit!”
Ovvero:
“Là la realtà divenne un sogno,
Là il sogno divenne realtà!”
(*In fondo copio il testo per intero se ti dovesse servire)
Il sogno secondo me dev’essere un propulsore per la realtà. Sognare può essere un modo sterile di fuggire dalla realtà e non combinare niente. Il sogno che serve all’uomo invece è quello sguardo oltre i confini che permette, con tanto impegno, di superarsi e crescere oltre ciò che si era mai immaginato. Tutte le grandi scoperte (sto pensando anche a quelle scientifiche) sono frutto di sogni, i quali hanno spalancato orizzonti in precedenza inimmaginabili.
Credo che dobbiamo permetterci di sognare e difendere a spada tratta il diritto di farlo, ma nel momento in cui lo facciamo abbiamo anche il dovere di impegnarci fattivamente nella direzione ispirata dal sogno. Almeno per me è stato così: sogno e realtà sono mischiati come gli ingredienti di un gelato variegato (si capisce che fa caldo mentre sto rispondendo?), i contorni di uno e dell’altro talvolta non sono ben definiti: perché anche la realtà a volte sa essere più incredibile del sogno.
Perché i Celti? Che cos’hanno in più, o di diverso, rispetto ad altre civiltà?
Non lo so, spero di scoprirlo io stessa. 🙂
Questa civiltà e la loro cultura mi hanno sempre affascinato molto. Ero una ragazzina quando sono stata in Irlanda e quel luogo ha offerto da subito un gentile richiamo per me. Ho fatto per un breve periodo rievocazione celtica (ma per tempi molto più lunghi mi sono occupata di medioevo e rinascimento nobiliare italiano), come da sempre adoro le musiche e gli strumenti celtici (che comunque non sono uno specchio della cultura celtica del periodo di Oltre l’Abisso: la musica e gli strumenti che noi ora indichiamo come celtici sono in gran parte derivati dal folklore successivo al XVIII secolo).
Non mi permetto di fare una considerazione storica (purtroppo non ho le conoscenze necessarie), ma penso che ci siano tante cose che sappiamo (spesso derivate dai popoli nemici dei Celti, come i Romani, perciò probabilmente di parte) e tantissime che forse non sapremo mai: la saggezza dei druidi veniva tramandata oralmente, per proteggerla dal pericolo di finire nelle mani sbagliate.
…Certo questa condizione ispira la fantasia a vagare lontano.
In “Oltre l’abisso” è presente il (passami il termine) “classico” dualismo religione – laicità (“ateismo” mi sembra troppo forte): Elisabetta persona (non l’Autrice) cosa ne pensa?
Elisabetta persona si sente molto piccola rispetto a questo tema dibattuto da sempre e da tantissime e fine menti (tra cui la mia non può essere annoverata).
La mia personale opinione è che la religione sia nata per aiutare l’uomo, per salvarlo, e se ciò che ne risulta è l’opposto allora l’uomo sta sbagliando.
Io rispetto tutti i punti di vista che non siano estremi: siamo tutti diversi e tutti rispondiamo a sollecitazioni diverse. Credo che l’obiettivo sia sempre uno e sempre lo stesso e anche il messaggio centrale la maggior parte delle volte è il medesimo. Penso non dovremmo dimenticare che la storia, la cultura e l’uomo lo hanno trasformato e rielaborato derivandone tante cose, alcune anche molto pericolose.
Bethel dei Tallach – per i distratti: la protagonista di “Oltre l’abisso” – è una donna complessa, ricca di contrasti e di sentimenti: non è facile viverle accanto. Quanto c’è di Elisabetta in lei e di Bethel in Elisabetta? La scelta della prima persona singolare è testimonianza di un legame protagonista-autrice o è casuale?
“Non è facile viverle accanto” effettivamente vale per ambo i soggetti! 🙂
La prima persona singolare è stata imposta dal contesto dal quale ho estratto la trama: ho sognato tutto nell’arco di tre mesi (mi addormentavo e la vicenda continuava, a volte anche mentre ero sveglia) e ho ‘visto’ tutto in prima persona. Secondariamente, la prima persona mi permetteva di spiegare meglio i pensieri della protagonista, mi sembrava più adeguata al livello di intimità dell’introspezione presente nel romanzo.
E a prescindere dalla narrazione: quanto i due soggetti sono correlati?
A livello di carattere sento tante analogie come la forza ‘trascinatrice’, il senso di responsabilità, l’impossibilità di accontentarsi… purtroppo questo non gioca molto a mio favore, perché Bethel risulta essere quasi un’anti-eroina. Quello che accade a Bethel è estremo, ma in una condizione come la sua non so quanto diversamente mi sarei comportata. Devo ammettere che condivido con lei molti valori (non mi disconosca nessuno per questo, hahahah!).
Hai adattato il primo capitolo de “Oltre l’abisso” in forma di opera rock. Tu stessa sei cantante lirica. Che cos’è la musica per te? Cosa rappresenta?
Questa domanda mi punge davvero nel vivo.
La Musica e l’Arte sono secondo me dei canali preferenziali per arrivare all’Essenza. Penso che attraverso l’Arte si possa cambiare la storia, comunicare l’incomunicabile, unire le persone (tra di loro e dentro di loro). Per questo motivo soffro tanto a vederne la mercificazione: sogno che un giorno l’Arte si ribelli al ruolo bistrattato a cui è stata relegata.
Solo un’infinitesima parte di ciò che ci viene spacciato come Arte (secondo me) è tale.
L’Arte non ha più Voce. La Voce è respiro. L’Arte non ha più Vita.
Ognuno è più sensibile ad una forma d’arte rispetto ad un’altra… per questo spero che il privilegio di parlare due linguaggi (musicale e letterario) e trasfigurare la vicenda nelle due modalità possa essere strategico nel portare all’Abisso un bacino più ampio di proseliti.
Spesso uso ‘Join the Clan’ come motto: non vorrei solo avere dei lettori, ma condividere biunivocamente impressioni ed esperienze di ‘abissi personali’. Ci sono tante tematiche delicate nel libro e sarei onorata se fungessero da spunto per ulteriori ‘inabissamenti’.
Credo l’Arte possa fare questo e molto di più.
Confessalo: ti trovi più a tuo agio tra scale, diesis e bemolle o su una tastiera trasformando in parole sogni e sentimenti?
Mi piacerebbe poterti rispondere “sulla tastiera di un pianoforte”, ma purtroppo sono una pessima pianista! XD
Onestamente io mi sento “figlia della Musica” ma anche perché l’ho studiata ed approfondita da tutta la mia vita, investendoci sopra una quantità smodata di energie. Se avessi fatto la stessa cosa con la scrittura… chissà cosa sarebbe successo?
Ho sempre sognato di diventare una donna di cultura, una persona poliedrica e dalla mentalità aperta. Non è un proposito da poco e mi attende un lunghissimo viaggio ancora, però potermi cimentare su diverse forme d’Arte è un’occasione molto utile e formativa per me.
Cosa hai provato, cosa hai sentito quando Pluriversum (la casa editrice del romanzo) ti ha detto: “Oltre l’abisso” è già in vendita?
Quasi non me ne sono accorta!
Il mio libro è uscito durante il lockdown, ho ricevuto il cartaceo per miracolo, il mio editore ha potuto vedere il volume solo molto tempo dopo.
Impossibile promuovere. Impossibile farlo girare, tantomeno entrare nelle librerie (anche Amazon aveva dato precedenza nei suoi magazzini ai beni di primaria necessità). “Oltre l’abisso” è venuto alla luce durante l’apocalisse e non ho potuto fare il lancio come avrei voluto.
Mi auguro che diventino sempre più feconde le condizioni per svolgere presentazioni, alle quali associo sempre molto volentieri estratti musicali.
Quando devi affrontare il pubblico per un recital, una presentazione, ecc. segui un rituale? Ti affidi a qualche rito scaramantico?
Un rito scaramantico me lo aspetterei più da Vessagh! Ahah!
Io ho una mascotte che chiamo “Nuvoletta Divanetta”, la quale di solito mi accompagna in performance e viaggi: talvolta è possibile addirittura scovarla nascosta sul palco!
Come mi preparo dipende molto dal tipo per spettacolo che devo fare: di solito sono molto grata se riesco ad avere un momento di raccoglimento e concentrazione e, in caso di esibizioni virtuose, cerco di sciogliere anche tutto il corpo.
Come è stata la prima volta in cui ti hanno chiesto l’autografo?
Purtroppo non me lo ricordo.
Mi dispiace, sembra davvero immodesto. In verità mi capita raramente di fare autografi, ma… forse la prima volta è stato su un album di musica avant-garde che avevo fatto con quello che allora era il mio insegnante di chitarra. Ci chiamavamo “Sympa Sound System” (sono sempre una che si prende sul serio) e avevo 17 anni.
Che cosa fa Elisabetta nel tempo libero?
Cos’è il tempo libero?!
Nel tempo libero faccio l’analista informatico!
A parte gli scherzi… nel tempo libero faccio ciò che amo: perciò spesso e volentieri vado a caccia di musica e spettacoli dal vivo, mi dedico alla danza storica con la “Compagnia del Saltarello”, leggo, … Ma quando posso adoro rifugiarmi tra le montagne e fare dei trekking spaccaossa.
È difficile essere donna nel mondo della cultura? Hai vissuto discriminazioni causa il tuo sesso?
Per certi generi di persone è molto facile essere donna nel mondo della cultura!
Io non penso di aver subito discriminazioni per il mio sesso, neanche quando ho frequentato ambienti pieni di performer maschi (come nel metal).
Sono stata discriminata (se si può usare questa parola) più per il tipo di persona che sono: il mio unico fine è fare il mio meglio. Credo molto nel lavoro di squadra e non mischio mai amore e arte.
Ho visto tanta scorrettezza, cattiveria, frustrazione, protagonismo, … che a volte ci si sente annegare. E io non so nuotare.
È sciocco, ma a volte mi domando come l’Arte possa permettere certe cose.
Che cos’è l’abisso?
Cosa non è l’Abisso?
Come un buco nero, può contenere tutto. Non sai cosa incontrerai finché non ci sarai dentro.
Sei pronto a rischiare?
Io sono una curiosona e mi ci sono gettata dentro alla prima occasione. Ahahah!
…e se nel più profondo di noi stessi ci fosse un abisso e tutti gli abissi confluissero in un unico punto?!
Hai già in mente/cantiere il prossimo progetto editoriale?
Ho in mente tante cose. Voglio ripulire e proporre in un concorso importante un racconto lungo che tratta in atmosfera futuristica di una società guidata da un’arte schiavizzata… uno scenario non troppo lontano e abbastanza traumatizzante. Talvolta vorrei anche scrivere “Al di qua dell’abisso” e narrare l’esperienza della ragazza che riceve questi sogni che le cambiano la vita…
Qualunque cosa scriverò prometto di farlo con la passione che ho dedicato a “Oltre l’Abisso”, passione che resta intatta ogni singolo istante e che auspico mi permetterà di condividerlo con tante persone.
E ora il gran finale: chi è Elisabetta Tagliati?
Una sognatrice! 🙂
Un grazie di cuore al Circolo Fozio che mi ha permesso di confrontarmi con argomenti variegati ed affascinanti; sono onorata della sua attenzione nei miei confronti. Grazie anche per la recensione davvero emozionante e sentita.
Scusate il fiume di parole che mi sono permessa di propinarvi.
Se siete arrivati fino a qui avete il mio profondo rispetto e la mia riconoscenza! 🙂
Siete pronti a buttarvi nell’Abisso: Join the Clan! 🙂
Ringraziamo Elisabetta Tagliati per la pazienza e, con la speranza di averla presto di nuovo qui con noi, le auguriamo ogni bene!
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Ein Traum- Grieg
Friedrich Martin von Bodenstedt
Mir träumte einst ein schöner Traum:
Mich liebte eine blonde Maid;
Es war am grünen Waldesraum,
Es war zur warmen Frühlingszeit:
Die Knospe sprang, der Waldbach schwoll,
Fern aus dem Dorfe scholl Geläut—
Wir waren ganzer Wonne voll,
Versunken ganz in Seligkeit.
Und schöner noch als einst der Traum
Begab es sich in Wirklichkeit—
Es war am grünen Waldesraum,
Es war zur warmen Frühlingszeit:
Der Waldbach schwoll, die Knospe sprang,
Geläut erscholl vom Dorfe her—
Ich hielt dich fest, ich hielt dich lang
Und lasse dich nun nimmermehr!
O frühlingsgrüner Waldesraum!
Du lebst in mir durch alle Zeit—
Dort ward die Wirklichkeit zum Traum,
Dort ward der Traum zur Wirklichkeit!
A Dream
English Translation © Richard Stokes
I once dreamed a beautiful dream:
A blonde maiden loved me,
It was in the green woodland glade,
It was in the warm springtime:
The buds bloomed, the forest stream swelled,
From the distant village came the sound of bells—
We were so full of bliss,
So lost in happiness.
And more beautiful yet than the dream,
It happened in reality,
It was in the green woodland glade,
It was in the warm springtime:
The forest stream swelled, the buds bloomed,
From the village came the sound of bells—
I held you fast, I held you long,
And now shall never let you go!
O woodland glade so green with spring!
You shall live in me for evermore—
There reality became a dream,
There dream became reality!