Recensione a “RITRATTO DEL POETA IN AUTUNNO. Versi di malinconia e perdono” silloge poetica di Davide Rocco Colacrai.

“RITRATTO DEL POETA IN AUTUNNO. Versi di malinconia e perdono” silloge poetica di Davide Rocco Colacrai

Versione digitale – Prima edizione 2024

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Che ne sai tu di un campo di grano

Poesia di un amore profano

La paura d’esser preso per mano, che ne sai

[da Pensieri e Parole; testo e musica di: Mogol-Repetti; L. Battisti]

Un mosaico di immagini colorate ad acquerello e riunite a formare la copertina del libro: ecco come si presenta al lettore “RITRATTO DEL POETA IN AUTUNNO. Versi di malinconia e perdono” silloge poetica di Davide Rocco Colacrai.

Sei capitoli – Abitare un interrogativo; Appendere il canto alle fragilità; Apostasie senza lancette; Contrappunti comuni; Ti sei accorta anche tu che in questo mondo di eroi nessuno vuole essere Robin?; Memorie da sotto l’orizzonte – per complessive trenta liriche il cui essere è stato definito dall’attento Gianni Antonio Palumbo, nella sua importante Postfazione, cristificazione dell’oppresso.

Versi di malincona e perdono recita invero il sottotitolo della silloge e quale stagione reca seco più malinconia dell’Autunno, non solo quello del Poeta, ponte fra lo sfavillio dell’Estate e il dormiente Inverno?

Il parlato di Colacrai non è facile: niente Nebbia agli irti colli e nessuna Donzelletta che vien dalla campagna, per intenderci. Il suo ricordare eventi dolorosi – il vivere nel lager jugoslavo di Goli Otak; l’attentato alla stazione ferroviaria di Bologna avvenuto il 2 agosto 1980; l’abbattimento delle Torri Gemelle a New York avvenuto 11 settembre 2001; il naufragio della Costa Concordia avvenuto il 13 gennaio 2012. Il suo parlare di personaggi divisivi – Mia Martini; il dittatore della Repubblica Domenicana negli anni ’30-’60 del secolo scorso. Il suo richiamare gli scritti di autori scomodi come Marcial Gala; avviene fondandosi su parole, meglio, concetti ancora oggi non pronunciabili alla stregua di tabù: nudità dei corpi; Dio esiste?; ossimoro; liquido amniotico.

E il lettore rimane incatenato a quelle pagine modello Guernica di Pablo Picasso dove il richiamo di cui sopra alla copertina del libro non è puramente casuale e dove la complessità dell’immagine/parole rende l’Opera un capolavoro da smontare e rimontare secondo la propria sensibilità.

Ecco, dunque, che una sola lettura non è sufficiente a capire quale sia il Volto autunnale del Poeta e, di conseguenza, il suo messaggio.

E chissà che l’intento di Colacrai sia proprio quello: avvinghiare alle sue parole chi legge facendolo contribuire, con il proprio verso, a quel potente spettacolo chiamato Vita. [Walt Whitman docet].