Recensione a “PIETRO GERMI. Gli anni felici in Sicilia” saggio di Raimondo Moncada

“PIETRO GERMI. GLI ANNI FELICI IN SICILIA” saggio di Raimondo Moncada

Prefazione di Beniamino Biondi

Formato digitale – Dicembre 2024

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Non è facile parlare del saggio di Raimondo Moncada quando esso contiene una prefazione aulica, compiuta, definitiva come quella scritta da Beniamino Biondi: che altro aggiungere?

Forse un ringraziamento, o più ringraziamenti.

Partiamo dalla fine: Pietro Germi. Gli anni felici in Sicilia offre un ricco apparato fotografico, corredato di note esplicative, che illustra luoghi e persone del cinema di Germi.

Torniamo all’inizio e chiediamoci: Moncada cosa dà al lettore?

Emozioni. Banale? Non vero?

In Pietro Germi. Gli anni felici in Sicilia scorrono un doppio binario e relative diramazioni.

Abbiamo Pietro Germi “persona fisica”: l’essere ligure, i suoi studi, i suoi sogni:

Leggendo qua e là commenti e descrizioni di giornalisti, critici, biografi, artisti che hanno lavorato con lui, vengono fuori tratti che lo dipingono come un uomo di profonda timidezza incapace di comunicare, schivo, un lupo solitario, burrascoso, turbolento, irrequieto, scorbutico, scontroso, corrucciato, aspro, difficile, tormentato, ma anche professionista rigoroso, geniale, autentico, ironico, appassionato, sincero che amava molto il suo lavoro. E lo dice lui stesso: «Io credo che non potrei girare un film senza una profonda simpatia, un amore per le cose che devo rappresentare. Credo che senza questa simpatia non saprei dove mettere la macchina da presa»

Sogni che si materializzano nel Pietro Germi cineasta, la sua, anzi, le sue idee di cinema e come rappresentarle:

Germi sarà più chiaro e netto in un altro intervento: «Io non sono un regista “neorealista”; non so che cosa sono: lo so man mano che faccio il regista. Facendo un film scopro io stesso che cosa sono»

In parallelo abbiamo la Sicilia [occidentale; in particolare Sciacca]: i suoi paesaggi, certo; soprattutto la sua società, le persone, la mentalità, un work in progress costante.

Ecco: sogni e mentalità, la fusione dei quali porta Germi a vincere il premio cinematografico più ambìto: l’Oscar [per la miglior sceneggiatura originale del film Divorzio all’italiana]

Sogni e mentalità la fusione dei quali porta Germi a darsi una visione politica delle cose:

Germi usa l’ironia come un’arma per graffiare, per imporre all’opinione pubblica temi sociali importanti, come quello del divorzio o quello del matrimonio riparatore. Temi, anche questi, che riempiranno i cinema e daranno fuoco ad accesi dibattiti.

Sogni e mentalità la cui fusione porta a risultati non accettati da tutti; ma questa è la vita di chi si sforza di essere e non di appartenere.

Sciascia critica, infastidito, il modo con cui viene trattato l’argomento mafia, l’irreale interpretazione del fenomeno, l’ottimismo speranzoso del regista e la conclusione pacificante del film In nome della legge: «La società siciliana ha bisogno di ben altro augurio: che la legge dello Stato si instauri contro la mafia e non coll’aiuto della mafia»141. Comunque per lui già parlarne è importante: «Anche se il fenomeno mafia è stato svisato, falsato nello schermo, bisogna riconoscere che ha avuto il merito, il cinema, di proporre comunque questo problema alla coscienza degli italiani»

Una critica contro il film e anche contro il romanzo al quale gli sceneggiatori si sono ispirati.

Moncada scava nella vita del Maestro, richiama pagine, interventi, curiosità di chi ha vissuto, interagito, apprezzato e non l’Uomo venuto dal nord. E c’è sempre la Sicilia sullo sfondo, i suoi sapori, i suoi contrasti…

Pietro Germi dà voce e corpo alla Sicilia, che vede, che scopre, che vive. Parte da stimoli, da spunti, da suggerimenti siciliani. I punti di partenza sono opere di autori locali, ma non si ferma ai romanzi, si serve anche dell’intelligenza e della manodopera locale, di attori anche non professionisti che danno espressione al volto di questa terra, per renderla autentica e non finta. Ci sono attori ma anche scrittori, poeti e pure compositori.

Federico Fellini. 

In nome della legge; Divorzio all’italiana; Sedotta e abbandonata.

Stefania Sandrelli, Saro Urzì [toh, il compagno Brusco nelle pellicole dedicate al Don Camillo di Giovannino Guareschi], Marcello Mastroianni; Lando Buzzanca; Vincenzo Licata; Francesco Cassar…

E l’Italia: dalla Seconda Guerra Mondiale alla Ricostruzione.

Ecco il libro di Raimondo Moncada:

Contro le accuse di aver dato un’immagine lesiva della Sicilia, Germi risponde con questo libro di Raimondo Moncada che ha il dono di colmare un vuoto sugli studi intorno al regista con una prospettiva ricchissima di ricerche d’archivio, resoconti di memoria, diagnosi culturali, notizie insolite e di prima mano, e con una prospettiva sul modo in cui Sciacca – dove molti uomini di cultura hanno il culto di Germi, e ne possiedono materiali preziosi – può e deve ricordare il grande regista. [dalla Prefazione di Beniamino Biondi]

Buona, introspettiva, lettura.