Recensione a “MANI NUDE. Il caso di Maria Vinci” romanzo di Mirella Marchione

“MANI NUDE. Il caso di Maria Vinci” romanzo di Mirella Marchione

VGS LIBRI – ottobre 2024

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Due omicidi a mani nude e una morte sospetta scuotono la vita di Roccanuova, immaginario, ma non troppo, paesino della provincia centro-Italia.

A narrare gli eventi è, in prima persona, il Sovrintendente della Polizia Antonio Benciveglia, sposato, una figlia adolescente, infatuato del suo capo, la bella Maria Laura Serralta, Vice Questore ma, per tutti, “Il Commissario”.

“L’insulto è diventata la nuova droga, serve a illudere la gente di sentirsi migliore, e sollevata dal pantano di meschinità in cui sguazza.”

Terminata la lettura del romanzo si può dire che gli eventi delittuosi costituiscano una scusa, rectius, lo strumento del quale si avvale l’Autrice per indagare la vita di paese, Roccanuova, sì, ma indagine che vale per qualsiasi altra realtà, appunto, provinciale, ove tutti conoscono tutti; conoscono o credono di conoscere.

Il razzismo, certo, la paura del nuovo, del diverso che si insedia in casa tua.

I rigurgiti fascisti, quei gruppuscoli di estrema destra convinti che, per migliorare le cose, si debba tornare alle regole ferree del Ventennio.

E, poi, il pettegolezzo: chi sta con chi e fa cosa…

«Perché non è semplice avere certezze quando in mezzo ci sono i sentimenti, anche o soprattutto se sono quelli di persone tutto somma­to estranee. Le baruffe tra moglie e marito, come dice il detto, sono il sale in un matrimonio. Si litiga, si fa pace. Il concetto stesso di colpa, o se preferisce di responsabilità, assume contorni incerti nei rapporti di coppia. Se fossi venuto da lei a riferire delle chiacchiere della signora Ersilia che abita nella casa di fianco a quella dei ragazzi o della tristez­za senza rimedio che ho letto, a volte, sul volto di Maria, lei avrebbe potuto darmi credito? E se avessi indagato per conto mio, non sarebbe venuta forse a cercarmi per impedirmi di violare la riservatezza di quel­la famiglia?»

Ed ecco il tema del romanzo, l’argomento sul quale Marchione spinge il lettore a riflettere: l’amore cosiddetto tossico; il rapporto di coppia sbilanciato con predominio dell’uomo sulla donna; la violenza non solo fisica, ma verbale, quotidiana, un martello che percuote incessantemente quella che dovrebbe essere la compagna di una vita…

«Ho provato a mediare, si è scatenato il finimondo… Una cosa ho capito» prosegue poi il prete, arrischiando un sorriso. «Voi donne siete costrette a dare il doppio, per ottenere la metà di noi uomini.»

Ed ecco le vittime di quel gioco al massacro: Maria, addirittura colpevole di essere avvenente, oggetto di bisbigli sul come la tratta il marito, peraltro anch’egli chiacchierato per il suo credo politico; Celeste, anche lei una bella donna ma sbagliata, “maschia”, perché sta con una ragazza, per di più militare di carriera…

Se, poi, aggiungiamo che in Paese è tempo di elezioni ecco che l’Ingegnere, l’Avvocato, i palazzinari non possono che diventare le figure preminenti del narrato. E quel giovane prete belloccio?

“Ognuno di noi porta con sé un proprio bagaglio a mano, stipato di infelicità e povertà. C’è chi ha piccole cose, magari il desiderio rimasto inappagato di un giocattolino che gli è stato negato da piccolo a guasta­re irrimediabilmente i rapporti familiari; chi invece trasporta il peso di tragedie, accompagnato dalla leva di azioni meschine, subite o inflitte, poco importa. O di delusioni. La difficoltà sta tutta nel non trasformare la valigetta in un treno merci carico, di non farlo deragliare e scaricarlo così, a tutta velocità, addosso a chi ha avuto la bella pensata di restarci accanto.”

Omicidi, dunque, con l’aggiunta di un’ulteriore morte sospetta; occorre indagare… Mirella Marchione gioca una carta non facile, quella del poliziesco meditativo: ritmi bassi, incisi in corsivo che danno al lettore una chiave interpretativa del perché accadono le cose. E sul più bello, ecco il colpo di scena del doppio finale, tale da lasciare il buon Sovrintendente Antonio spiazzato…

Che altro aggiungere? Prestate attenzione agli stacchi fra narrato e incisi: è lì che si nasconde l’arcano, a volte…

Buona lettura.