Recensione a “L’URSS VISTA DA VICINO. Dalla guerra fredda a Gorbaciov”, saggio di Giulio Andreotti

“L’URSS VISTA DA VICINO. Dalla guerra fredda a Gorbaciov”, saggio di Giulio Andreotti

Rizzoli

Prima edizione novembre 1988

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Pedante, anodino, stucchevole, buonista, distaccato: qualificatelo come ritenete opportuno ma il Giulio Andreotti scrittore va letto. Perché?

Perché filtrato dal suo essere “politico” ha qualcosa da insegnare o, quantomeno, da far ricordare.

Ciò vale anche per questo L’URSS vista da vicino.

Invero, se la sigla U.R.S.S., bene o male, aleggia ancora nella nostra memoria, alzi la mano chi conosce storia e inghippi di Villa Abamelek Lazareff in Roma o ha sentito parlare di Norman Cousins o di padre Felix Morlion o del caso Nicholas Daniloff…

Poi, certo, quando Andreotti riporta pedissequamente estratti da incontri ufficiali l’attenzione tende a calare per via del fumo che cela l’arrosto. E l’arrosto, in questo caso, è il, seppur lento, mutamento di immagine che da Nikita Kruščëv, a Jurij Vladimirovič Andropov a Konstantin Ustinovič Černenko a Michail Sergeevič Gorbačëv l’U.R.S.S. ha tentato di offrire al mondo. Anche se non si può non rimanere colpiti – annoiati? – dal costante ripetere fino all’ultimo che il Governo sovietico è per la pace, quando i fatti – invasioni – di Ungheria, Cecoslovacchia, Afganistan non vengono menzionati…

Ma Giulio Andreotti è [era] amico e punto di riferimento di tutti i politici stranieri, a cominciare dal ministro degli esteri sovietico Andrej Andreevič Gromyko, con i quali si è [era] confrontato, e lo perdoniamo [forse].

Tornando al libro, due aspetti colpiscono per la loro attualità seppur siano passati 36 anni dalla sua pubblicazione: la politica intransigente israeliana circa i territori occupati e relativi rapporti con i palestinesi

Anche se l’Olp abbandonasse la richiesta di reciprocità nel riconoscimento con lo Stato israeliano e se al posto di Arafat fosse eletto l’arcivescovo di Canterbury, Shamir non aderirebbe al rilascio della Cisgiordania e di Gaza occupate. Non dissimula obiezioni radicali, sia di origine storica sia ispirate alla tutela della sicurezza di Israele.

E come le linee guida, espresse in più encicliche, del pontificato di Giovanni Paolo II siano state interpretate dall’osservatore politico della TASS – l’Agenzia di Stampa ufficiale russa – Anatolji Krasikov [La cito come esempio fedele di una analisi sovietica sulla persona del Papa che non è solo dell’autorevole giornalista, scrive Andreotti] .

E mentre tutti cerchiamo di scrutare nell’avvenire, ansiosi di trovare argomenti per la irreversibilità della perestrojca, personalmente continuo a ritenere che, senza Kruscev e il XX Congresso [del Partito Comunista], difficilmente si sarebbe potuto concepire e attuare l’era gorbaciovana. Ma vorrei anche aggiungere che, forse, tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la coraggiosa resistenza sul piano internazionale di tanti sinceri fedeli della pace, tra cui non dispiaccia se colloco Pio XII e Alcide De Gasperi.