“Le Gattoparde” romanzo di Stefania Aphel Barzini
Recensione a cura di Alessandra Ottaviano
Stefania Aphel Barzini, nel suo poetico romanzo Le Gattoparde, dà voce ai ricordi di Agata Giovanna Piccolo di Calanovella, ultima discendente di una delle nobili famiglie siciliane; e lo fa facendo rivivere il fulgore morente dell’aristocrazia siciliana in un memoriale intriso di profumi, sapori e colori della mia terra.
Tra la nonna Giovanna Filangieri di Cutò e la nipote Agata Giovanna intercorre circa un secolo (1850/1974) di stravolgimenti storici: dallo sbarco di Garibaldi a Marsala, al periodo post unitario e la Sicilia sfolgorante della Belle Epoque, al terremoto che distrusse Messina, alle due Guerre Mondiali con l’avvento e la caduta del fascismo, fino alla proclamazione della Repubblica che sancì definitivamente la caduta della nobiltà.
L’Autrice ci racconta un mondo ormai perduto, quello della giovinezza delle cinque figlie di casa Cutò: Beatrice, madre del famoso Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de Il Gattopardo; Teresa; Lina; Giulia e Maria. Donne che devono affrontare il cambiamento di un’epoca – dai fasti al declino dell’ aristocrazia – e che lottano per tenere insieme ciò che resta del proprio mondo, resistendo (meglio degli uomini) al dissolversi dell’universo che conoscono.
Il loro è un racconto di donne forti e di uomini deboli, mancanti, fragili, impotenti. Uomini che nella vita non hanno fatto altro che assistere fiacchi al disfarsi al sole di patrimonio favolosi, nel migliore dei casi, e nel peggiore a provvedere essi stessi a dissipare i tesori di famiglia … Ma le loro storie non sono mai state raccontate, oppure sono state raccontate male. Perché il mondo , lì in Sicilia, appartiene agli uomini. Ai gattopardi, e le gattoparde hanno sempre dovuto accontentarsi dell’ombra.
Mentre gli uomini assecondano il declino senza porvi argine e con rassegnazione, le donne non si arrendono al corso degli eventi e, soprattutto, alle sventure che le colpiscono: Lina muore sotto le macerie del terribile maremoto di Messina; Maria, a causa dell’instabile salute mentale, finisce per suicidarsi e Giulia, delusa dalla vita coniugale con il conte Romualdo Trigona, fatta di continui tradimenti, si abbandona all’amore per il giovane Vincenzo Paternò, che si concluderà in uno scabroso femminicidio quando lei tenterà di liberarsi dal gioco perverso del suo amante.
Il romanzo della Barzini è un affresco storico affascinante, ben ricostruito e finemente narrato, popolato da tanti personaggi eccentrici e bizzarri, nel quale le gattoparde risorgono dalle loro ceneri e raccontano le loro storie che si intrecciano con la storia d’Italia.