Recensione a “L’Angelo caduto di Feerilandia” romanzo di Roberta De Tomi

“L’ANGELO CADUTO DI FEERILANDIA” romanzo di Roberta De Tomi

Prima Edizione marzo 2024 – Edizione cartacea.

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

«Mose, ma cos’è la magia?»

«La magia?» balbettò, come un alunno che avesse dimenticato di studiare la lezione «La magia è… qualcosa.»


[Diande] «Capisco, ragazze. La magia è ipnosi, ma dall’ipnosi occorre destarsi quanto prima per non cadere nella vertigine.» Si fermò, lo sguardo improvvisamente adombrato e sibilò: «Per non cadere nell’abisso.»

Che cos’è la poesia?

Il Prof. emerito Jonathan Evans Prichard direbbe:

«Per comprendere appieno la poesia dobbiamo anzitutto conoscerne la metrica, la rima e le figure retoriche e poi porci due domande, uno, con quanta efficacia sia stato reso il fine poetico e due, quanto sia importante tale fine. La prima domanda valuta la forma di una poesia, la seconda ne valuta l’importanza. Una volta risposto a queste domande, determinare la grandezza di una poesia diventa una questione relativamente semplice; se segniamo la perfezione di una poesia sull’asse orizzontale di un grafico e la sua importanza su quello verticale, sarà sufficiente calcolare l’area totale della poesia, per misurarne la grandezza.»

Al contrario, il Prof. John Keating replicherebbe:

«Escrementi! Ecco cosa penso delle teorie di J. Evans Prichard. Non stiamo parlando di tubi, stiamo parlando di poesia, ma si può giudicare la poesia facendo la hit parade? Gagliardo Byron, è solo al quinto posto, ma è poco ballabile!»

Perché richiamare definizioni di magia e poesia in una recensione a L’angelo caduto di Feerilandia, romanzo della talentuosa Roberta De Tomi?
Beh, se alla luce del contenuto di questo libro parlare di magia pare scontato, diversamente può apparire il citare la poesia. E qui sta il barbatrucco, ma non l’unico che l’Autrice propone al lettore [anche se leggere lo Statuto di Feerilandia o altri incantesimi in rima baciata aiuta]

Sempre il Prof. John Keating:

«Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita…»

[Naja] «Guarda noi due. Viviamo vite separate, i nostri incontri sono rari, ma siamo legati da un filo indissolubile. Non esiste un sogno o un pensiero in cui volto o il nome di Manis non ricorra. Non esiste un giorno in cui la sua assenza non diventi presenza, perché lui è sempre con me. Questo è l’amore. Avere qualcuno dentro di te. Sempre, oltre le distanze.»

È questo il cuore del romanzo della De Tomi: mondo reale – mondo magico; esseri umani – esseri fatati. Apparentemente due binari paralleli, destinati all’equidistanza infinita ma che, in realtà, hanno più punti di contatto di quanto si possa immaginare.

Invero, se la Bibbia – testo sacro per eccellenza – narra del primo omicidio [e che omicidio!] della storia umana; se gli dei – quelli falsi e bugiardi – protagonisti della mitologia greco-romana sono più simili agli esseri umani di quanto vorrebbero, De Tomi, con il suo corposo scritto, conferma una volta di più che la perfezione assoluta non esiste. Tuttavia la stessa Autrice riconosce, come dicevano i latini – che, davvero, omnia vincit amor. E in questo dobbiamo avere fiducia e in questo dobbiamo credere. Sempre.

Scritto corposo s’è detto [oltre 370 pagine]: qual è il problema?
Roberta De Tomi muove, fa interagire, interseca i personaggi nella trama da lei creata senza alcuna sbavatura, senza smarrimenti, tant’è che quello che si presenta come un “normale” fantasy si trasforma, pagina dopo pagina, in un vero e proprio thriller con tradimenti, colpi di scena, omicidi; e non è poco.
Così come non sono poche le citazioni presenti: da John Ronald Reuel Tolkien alle Scarpette rosse di Hans Christian Andersen; dal serial televisivo Streghe [titolo originario: Charmed] a Sir Thomas Learmont, popolarmente conosciuto come Tommaso di Ercildoune o Tommaso il Rimatore [a proposito: alzi la mano chi lo conosce! Sì, De Tomi, ne sai una più del diavolo!]. E, poi, la musica, le canzoni…

Dana, Vanessa, Morgan cosa ci insegnano? Per una volta, rispondi tu lettore, rispondi tu lettrice.

Altro da aggiungere?
Sì: buona e magica lettura!