“IL MONASTERO PERDUTO. Sulle tracce di un segreto millenario in Sicilia” romanzo di Filippo Brianni
Edizione ottobre 2024 – VGS LIBRI
Recensione a cura di Beniamino Malavasi
Perché anche allo storico più documentato mancano, per ben che gli vada, i documenti andati dispersi. E anche con gli stessi documenti che si hanno, spesso è possibile dare ricostruzioni diverse, alternative, addirittura opposte, e tutte ugualmente plausibili, guardate col senno del poi. Brutta bestia, la Storia. Capita per la realtà contemporanea, figuriamoci per la Storia, che lascia scoprire di sé, quando si è molto bravi, solo minimi e spesso fuorvianti frammenti.
La missione di Paul, giovane archeologo australiano con ascendenze siciliane, nella Trinacria orientale alla ricerca del monastero perduto di cui al titolo del libro apre al lettore e gli consegna mondi così vicini e, al contempo, così lontani: nel tempo, nella lingua, nella cultura.
La scrittura di Brianni coinvolge con i suoi colori, i sapori, le costruzioni, gli edifici, le genti che hanno forgiato quel melting-pot chiamato Sicilia ed è chiara nel suo messaggio: è l’unione, la commistione di visioni, credenze, sapienze diverse, che ha creato i tesori che tutt’oggi ammiriamo.
Storia, conoscenze, luoghi, in una parola: cultura. L’identità di un uomo è rappresentata solo dalla propria cultura. Solo chi ha cultura ha davvero identità. E solo chi ha cultura ha la possibilità di sognare; chi ne ha tanta, ha la possibilità pure di realizzarlo qualche sogno, ha futuro.
E a proposito di futuro sono da sottolineare le pagine nelle quali Brianni, tramite la protagonista Rebecca, spiega a Paul, emblema del non siciliano, chi sia il vero “uomo d’onore” e cosa sia, in realtà, la mafia…
Così, anche in questo inno all’Isola così prossima ma, al contempo, distante dall’Italia, non può mancare la classica dicotomia linguistico – culinaria che, in generale, può ravvisarsi in ogni realtà umana, espressione di quel campanilismo imperante ovunque, ma che qui ha un significato peculiare, investendo un prodotto tipico, un simbolo che più siculo non si può: “arancino” o “arancina”?
Indubbiamente il cuore di Il monastero perduto è proprio… il concetto, il significato di monastero e, quindi, meglio, ciò che esso rappresenta a tutto tondo: non solo religione, bensì lingua, tradizioni, architettura e… sovranità politico-amminitrativa-militare.
Brianni conduce il lettore in un viaggio a ritroso di secoli illustrando con poche, semplici, ma di sicuro impatto, parole, quella commistione culturale fra concezione greca, araba e bizantina della Vita che, ancora oggi, permea i tesori dei quali è ricca la Sicilia.
Considero Gesù un grandissimo uomo con ottimi proseliti finché i proseliti non divennero ricchi e potenti e se ne cominciarono a fregare di Gesù. Tuttavia continuavano a sponsorizzarlo perché a loro serviva per tenersi attaccati alle tonache i poveri, che sono sempre stati numerosi, e gli ignoranti, che sono sempre stati i più; è così che hanno preservato ricchezza, potenza e privilegi, lasciando le croci ai veri cristiani.
Non solo Storia, paesaggi, calore. Il monastero perduto è, anche, emigrazione, abbandono della terra natia in cerca del “meglio”. Ed ecco che un ché di amaro, di nostalgia che non si supera, che non si può superare, con i contrasti interiori che ne derivano, pervade il narrato e il finale, in un certo senso, ne è esempio…
Romanzo storico, sociale, con venature di saggio, Il monastero perduto merita di essere letto per avere un primo, importante, input su cosa fosse e cosa sia la Sicilia.
Buona lettura!