“GIOVANNI PAOLO II – LA BIOGRAFIA” saggio di Andrea Riccardi
Edizione cartacea 2011 – Edizioni San Paolo
Recensione a cura di Beniamino Malavasi
Iniziata a leggere “per scherzo”, con un misto di curiosità, pagina dopo pagina questa biografia mi ha coinvolto sempre più. Perché non è una semplice narrazione di fatti ed eventi legati alla vita di papa Giovanni Paolo II [eletto papa il 16 ottobre 1978; deceduto il 2 aprile 2005], al secolo Karol Wojtyla, ma molto di più.
Andrea Riccardi – storico, saggista, fondatore della Comunità di Sant’Egidio – struttura questo corposo testo non come mero compilatore, freddo e distaccato dal personaggio narrato, bensì infonde pathos, approfondisce, coinvolge il lettore in concetti politico-filosofici di non immediata comprensione, ma non per questo da “scansare”.
Così Wojtyla [18 maggio 1920 – 2 aprile 2005], per gli amici di sempre Lolek, non è solo il giovane sacerdote appassionato di poesia e teatro che vive nella Polonia invasa prima dai nazisti e poi soggiogata dall’URSS.
Giovanni Paolo II – La biografia diventa uno strumento di studio storico, di approfondimento e di riflessione su quello che è stato il nostro passato più o meno recente: la “Guerra fredda”, la caduta del Muro di Berlino, l’ingresso nel Nuovo Millennio, 11 settembre 2001…
Poi, certo, non tutto è rose e fiori: così come Riccardi pone l’accento sul positivo, sui risultati raggiunti prima in terra polacca poi sul Globo terracqueo da Karol Wojtyla – Giovanni Paolo II, altrettanto onesto Riccardi è nell’evidenziare le difficoltà, persino i fallimenti della politica – non politica del Papa, finanche nei suoi rapporti non sempre idilliaci con la Curia romana o, comunque, con il mondo ecclesiastico da Egli rappresentato.
Il Comunismo, il post – Concilio Vaticano II, il ’68, la Globalizzazione; l’attentato subito nel 1981; la malattia: ecco le grandi sfide che nel suo percorso di vita religioso, e umano, Wojtyla è stato chiamato ad affrontare. Non sempre ascoltato, non sempre vincitore, avulso da quei sottili meccanismi, spesso contorti, propri del mondo diplomatico, Giovanni Paolo II indubbiamente ha avuto il merito di provarci, di “crederci” come sottolineato da Riccardi.
E così, la classica dicotomia conservatore – progressista perde significato, con certo smacco degli analisti e osservatori tradizional-intransigenti.
E così al suo funerale gli hanno reso omaggio capi di stato e di governo i più diversi politicamente e di credo religioso [oltre a milioni di presenti in quel di Roma e sparsi per il Mondo].
Scusate se è poco.
Buona e attenta lettura.