Riflessioni su “La ragazza nella nebbia”; “La casa delle voci”; “Io sono l’abisso”

“LA RAGAZZA NELLA NEBBIA”; “LA CASA DELLE VOCI”; “IO SONO L’ABISSO” tutti di Donato Carrisi.

Riflessioni di Serena Donvito.

Non avevo mai letto nulla di Carrisi fino a qualche giorno fa. Ad attirarmi sono stati i pareri completamente discordanti sui suoi libri.

Complice lo stop forzato, sono tre quelli che ho letto in poco più di una settimana e, in attesa di leggere gli altri, posso dire che credo di aver capito cosa non metta d’accordo su questo scrittore.

In tutti e tre ho trovato alcuni passaggi prevedibili, ma la storia, con tutte le sue ramificazioni, alla fine, si fa perdonare. Carrisi prende dei personaggi e li lega tra loro, al di là di quello che il racconto lascia trasparire sin da subito.

Ha sicuramente una scrittura da “una pagina tira l’altra” ma, probabilmente, la sua forza non sta tanto nell’originalità e imprevedibilità delle storie in sé, quanto nella capacità di costruire protagonisti che ti attirano nei loro mondi, avvolgendoti in atmosfere cupe che lui descrive dosando saggiamente le parole. Iniziare a leggere un suo libro equivale ad aprire una porta cigolante, vedere al di là un corridoio stretto e buio, e decidere non solo di entrarci, ma di richiudere anche la porta alle proprie spalle.

Il pericolo è, però, a mio modesto parere, che questo metodo alla lunga stanchi, perché il lettore ormai sa già che schema aspettarsi.

Qui la recensione di Serena Donvito a “La casa delle voci”