Recensione di “Vivere”

“VIVERE” di Francesco Gallina

Recensione a cura di Beniamino Malavasi.

Approcciandosi alla silloge “Vivere”, la prima cosa che colpisce è il tipo di carattere (font direbbero gli esperti del settore) utilizzato da Gallina per mettere nero su bianco i suoi pensieri, le sue riflessioni: così diverso, altro, rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare in una raccolta di poesie.

Non per nulla, nella “Prefazione” si legge:

Vivere… è la trasposizione di vere emozioni attraverso un magistrale gioco di lettere che abbandona i classici stili creandone uno proprio.

E la creazione di un proprio stile non può che partire dal carattere usato per manifestarlo!

“Vivere”, dunque. Un titolo potente: essere in vita; esistere; comportarsi come richiedono le convenzioni sociali. Ecco alcune definizioni di “vivere” date dal vocabolario della lingua italiana (nel caso di specie: “Lo Zingarelli 2000”).

Ma chi è l’Autore? Ce lo dice lui stesso:

Io sono un incubo/che si nutre d’amore/fino all’ultima goccia/di ogni buon cuore

(da “Sensazione”)

Io sono soltanto un incubo/che pensa a sé stesso/e a un desiderio/che non potrà mai/avverarsi davvero

(da “Vorrei poterti parlare”).

Certo trattasi di incubo ben strano se in “Spiegami” invita il lettore a spiegargli

cosa intendi dirmi/ quando parli d’amore

o se nell’omonima lirica – pregna di ironica malinconia – immagina di essere “Un semplice tombino”.

D’altra parte, come confida lui stesso (in) “Non importa”:

“Vai avanti/e cerca sempre/di essere te stesso. / Anche quando credi/di essere finito/e di non avere più nulla/da spartire/con questo mondo/che sempre più spesso/ti fa sentire un reietto”

Ecco cosa vuol dire “Vivere”: essere sempre se’ stessi, anche in contrasto con le convenzioni sociali.

Non per nulla il Poeta ci mostra di cosa sia capace l’amore in “Passione” e l’importanza delle “Piccole cose” nella nostra vita.

E anche quando un velo di tristezza sembra avvolgerci ne “Le onde dell’amore” o in “Mi accontento” dove

“…qualcosa/ di inafferrabile/continua/a lasciarmi perplesso”,

subito l’ottimismo riprende il sopravvento “Quando passi.”, grazie anche, se non soprattutto, a “La forza dell’amore”.

Che altro aggiungere?

Tu lettore che leggerai questi versi, non ti sentirai più lo stesso dopo averli letti. Non vedrai più un tramonto con gli stessi occhi perché dentro di te sentirai echeggiare le parole di un vero Poeta

(dalla “Prefazione”).

Sì, buona lettura. Soprattutto: buona meditazione.