Recensione di “Visioni democratiche”

“VISIONI DEMOCRATICHE” di Walt Whitman

Due parole a cura di Beniamino Malavasi

“Se è infatti vero che Democratic vistas [titolo originale dell’Opera, n.d.r.] condensa come nessuna altra opera in prosa le riflessioni whitmaniane su politica e democrazia – la «necessaria controparte di Leaves of Grass [in Italia: “Foglie d’erba”, n.d.r.]» – è certamente vero però che l’opera paga il suo essere “costruita”  da tre diversi e brevi pamphlet, scritti in momenti diversi e originariamente destinati alla pubblicazione sulla rivista «Galaxy»; Democracy e Personalism, rispettivamente il primo e il secondo scritto che andranno a costituire il corpo di Democratic vistas appariranno effettivamente tra il dicembre 1867 e il maggio dell’anno successivo, mentre il terzo, Orbic literature, non venne mai pubblicato, forse per la tiepida accoglienza riservata ai primi due scritti da critici e lettori e forse anche per il loro stesso carattere, in cui il lato critico, una pars destruens particolarmente dura e sottesa a tutte le vistas, si esprime chiaramente e con disdegno nei confronti della politica ma anche della letteratura, della critica e dell’opinione pubblica contemporanea al poeta.” Così Alessandro Miliotti nella Prefazione all’Opera.

Che altro aggiungere?

Sì, la lettura di queste Visioni democratiche non è agevole: la su descritta struttura del libro a mo’ di patchwork, unita al fervore – quasi Whitman si fosse fatto prendere la mano dalle sue parole – che connota l’esposizione dei concetti che più stanno a cuore dell’Autore, rendono lo scritto poco lineare.

Eppure, a ben riflettere, quei concetti, quelle idee, dei quali Whitman vuol farci partecipi sono i pilastri di quell’“Individualismo democratico” che Nadia Urbinati sviscera nel suo omonimo saggio apparso nel 1997 per Donzelli Editore…

Ma con chi ce l’ha il buon Poeta?

Per utilizzare un’espressione moderna: con il Sistema.

Invero, Whitman mette in guardia:

contro l’andazzo non troppo pulito del mondo politico:

“Consiglio questo a ogni giovane. Tenetevi sempre informati; fate sempre del vostro meglio; votate sempre. Svincolatevi dai partiti. Questi sono stati utili, e lo sono ancora in certa misura; ma un elettorato fluido, disimpegnato… è la cosa di cui c’è più bisogno, nel presente e nel futuro.”

Infatti:

“Già oggi, tra questo vorticar di partiti, la loro incredibile leggerezza e cieca furia, miscredenza, assoluta mancanza di capi e leaders di prim’ordine, in aggiunta all’ovvia, diffusa meschinità delle masse… che prospettive abbiamo?”

E ciò perché:

È inutile negarlo: la Democrazia lascia crescere rigogliosamente la più fitta distesa di piante e frutti nocivi, mortali… e quindi ha bisogno di più nuove, più vast, forti e volonterose compensazioni e spinte.”

Contro un certo modo di pensare:

“… e conseguire quello che è forse il più prezioso dei risultati: la redenzione della donna da queste incredibili prese e lacci di stupidaggine, moda e ogni genere di esaurimenti dispeptici, assicurando in tal modo agli Stati una razza femminile dolce e forte, una razza di madri perfette.”

Soprattutto egli auspica la nascita e lo sviluppo di una letteratura nazionale, propria del Paese, svincolata da modelli e schemi “feudali”, importati dall’Europa:

“In tutti tempi forse il centro vitale di una nazione, quello da cui essa è maggiormente influenzata e grazie al quale influenza gli altri, è la sua letteratura nazionale, specialmente i suoi poemi archetipi. Più che per qualsiasi altro Paese, una grande letteratura originale è destinata a divenire la giustificazione e il sostegno (per certi aspetti l’unico sostegno) della democrazia americana.”

Ma perché la letteratura è così importante per Walt Whitman? Ce lo spiega lui stesso nelle pagine conclusive del testo:

“Bisogna richiedere, e produrre, libri, fermo restando che il processo della lettura non è un dormiveglia bensì, nel senso più alto, un esercizio, uno sforzo da atleti… Non il libro necessita di essere la cosa completa, quanto il lettore del libro. Questo sì creerebbe una nazione di menti duttili e atletiche, esercitate, intuitive, use a dipendere solo da se stesse e non da poche conventicole di scrittori.”

Grazie zio Walt (cit.)